Come la compliance entra nel mondo dell’investimento straordinario e quali aspetti vengono valutati?

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La compliance nel nostro caso è guardata su due livelli: quello della management company e lato investimenti di portafoglio.
Sul versante gestore ci sono due momenti sempre più importanti: il primo considera la compliance come parte integrante di un processo di investimento sano e prudente; il secondo guarda alla compliance come parte del track record del gestore. Dimostrare di avere un approccio solido e robusto alla compliance, è diventata oggi una conditio sine qua non per poter ottenere capitali.
Con riferimento agli investimenti di portafoglio invece, nella fase antecedente l’investimento, per un investitore è fondamentale la totale consapevolezza della società target e dei suoi principali rischi di compliance. La due diligence basata sul rischio è il primo passo di un processo di investimento prudente: antibribery, anticorruption, antiriciclaggio, antitrust, risvolti 231. Ma sempre più centrali stanno diventando le tematiche di sostenibilità e gli aspetti di Cyber Security.

Per un gestore un problema di compliance può avere un impatto gigantesco non soltanto sul singolo asset ma su tutto il portafoglio di investimenti, sulla sua reputazione e quindi la stessa capacità di attrarre capitali rischia di essere pregiudicata e compromessa.
Nella prospettiva di un gestore la due diligence è ovviamente finalizzata a comprendere i rischi storici cristallizzati e i possibili futuri, ma è soprattutto mirata a valutare il gap tra lo standard di compliance del gestore e quello della società di portafoglio.

Silvio Cavallo

Fatto l’investimento, la prima cosa da fare è chiudere il divario. Nella nostra esperienza non si può prescindere da un approccio “tone from the top” e da una consapevole e diffusa integrazione della compliance all’interno dell’azienda.
Risalta quindi in maniera evidente la centralità del consiglio di amministrazione e, strettamente collegata, anche la necessità di dotare la target di un robusto impianto di corporate governance per minimizzare i rischi di ricaduta sul gestore attraverso gli amministratori (generalmente dipendenti o comunque espressione del gestore stesso).
“Last bu not least” è altrettanto fondamentale un dialogo costante tra gestore e società di portafoglio per trasferire in modo chiaro le principali priorità di compliance del gestore e intercettare eventuali rischi nascenti.