Etica e trasparenza, le chiavi per costruire il trust dell’azienda con il mercato e le nuove generazioni
In un mondo sempre piùcomplesso, l’etica e l’integrità emergono come pilastri fondamentali su cui poggiano le strategie, la progettazione di prodotti e servizi, la pianificazione degli investimenti e la ricerca di talenti. Questi valori, maggiormente sentiti dalle nuove generazioni, non sono più semplici aggiunte alle politiche aziendali, ma devono permeare ogni aspetto del business per garantire che l’operato dell’azienda incontri le esigenze del mercato nell’ottica della sostenibilità di lungo periodo.
Oltre al rigoroso rispetto delle previsioni normative, le organizzazioni devono dimostrare un impegno autentico verso valori etici, di trasparenza e buon governo, sia nelle loro dinamiche interne che lungo tutta la catena del valore.
Etica ed integrità non sono più opzionali per le aziende, ma diventano imprescindibili per creare un rapporto di fiducia e un legame duraturo con il mercato. Oltre a rispettare le normative, le aziende devono dimostrare un impegno autentico verso valori etici, sia nelle loro dinamiche interne che lungo tutta la catena del valore.
È la sintesi che emerge dal talk “Etica e trasparenza, le chiavi per costruire il trust dell’azienda con il mercato e le nuove generazioni“, un nuovo appuntamento del ciclo di incontri GRC talks che compliancedesign.it ha sviluppato in collaborazione con EY Forensic & Integrity Services e che ha visto la partecipazione di Pierfrancesco De Rossi (CEO Siemens Mobility Otalia), Sergio Marini (Ethics & Compliance Director LVMH), Davide Morandi (Chief Compliance Officer Credem), Nadège Rochel (Healthcare Compliance Officer Italia J&J Innovative Medicine) e la moderazione di Piero Di Michele (Partner EY Forensic & Integrity Services) [ CLICCA qui per avere accesso al video integrale del talk ]
Non basta più focalizzarsi soltanto sui processi interni: è altrettanto importante estendere l’attenzione ai processi esternalizzati e alle filiere produttive, che spesso rappresentano il vero rischio e possono essere più difficili da controllare. Non basta semplicemente comunicare: è vitale che quello che comunichi sia veritiero, controllabile e controllato.
A fronte dell’oggettivo rischio di “trustwashing”, ovvero la diffusa tendenza di molti operatori economici a vestire la propria organizzazione di pilastri valoriali solo apparenti, la vera arma di difesa è l’autenticità. L’overselling dell’immagine aziendale può portare a una perdita di fiducia e danneggiare irreparabilmente la reputazione. E a seconda dei vari paesi nel mondo, una comunicazione non corretta può portare, tra l’altro, anche a conseguenze penali.
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Per il compliance officer, si profila una grande opportunità: far leva su un dna professionale profondamente ancorato ai temi della business integrity per trasformare il proprio ruolo da mero gestore di conformità a consulente direzionale interno, su tutte le tematiche che toccano la buona governance e l’etica aziendale.
In sintesi, un approccio sostanziale all’etica e alla credibilità implica non solo l’adozione di politiche e procedure a 360 gradi, ma anche un impegno reale a vivere secondo quei valori e a essere responsabili delle proprie azioni.
Per il compliance officer, si profila una grande opportunità: far leva su un dna professionale profondamente ancorato ai temi della business integrity per trasformare il proprio ruolo da mero gestore di conformità a consulente direzionale interno, su tutte le tematiche che toccano la buona governance e l’etica aziendale.
Non basta più focalizzarsi soltanto sui processi interni: è altrettanto importante estendere l’attenzione ai processi esternalizzati e alle filiere produttive, che spesso rappresentano il vero rischio e possono essere più difficili da controllare. Non basta semplicemente comunicare: è vitale che quello che comunichi sia veritiero, controllabile e controllato.
In settori più maturi e molto regolati, come quello finanz iario, questo percorso è già in itinere; in altri è uno sforzo culturale ancora da compiere. Saper interpretare in modo adeguato il proprio ruolo, costruirsi credibilità all’interno dell’organizzazione e “dare dei no giusti e motivati”, sono fondamentali per creare un ambiente di fiducia e integrità che sia attraente per le nuove generazioni, per il mercato nel suo complesso e per il successo di lungo periodo dell’organizzazione.
Questa prospettiva allargata della value proposition, se da un lato offre un’opportunità unica per il professionista di assumere un ruolo di guida verso una visione più ampia di responsabilità sociale e di sostenibilità, dall’altro richiede una gamma più ampia di abilità (oltre quelle legali e finanziari), fino a toccare quelle nel campo dell’assessment dei rischi comportamentali.
In altre parole, il compliance officer deve essere in grado di identificare non solo i rischi normativi o finanziari, ma anche quelli comportamentali che potrebbero minare la reputazione e la fiducia dell’azienda.
Solo adottando un approccio olistico e sostanziale all’etica, le aziende possono costruire una reputazione solida e guadagnare la fiducia dei consumatori. C’è in ballo una partita importante che si gioca sui campi della reputazione, di rating sostenibile e conseguentemente della conquista di market share di lungo periodo […] continua a leggere People in Compliance#32