Integrità e trasparenza volano per il business
L’osmosi tra mondo privato e mondo pubblico, ormai, è tale per cui parlare di un’anticorruzione pubblica e un’anticorruzione privata non ha più senso. La maggior parte delle società – partecipate e non – si stanno confrontando con dei modelli organizzativi risk based. C’è invece bisogno di andare verso sistemi di compliance e anticorruzione che siano elaborati e più strettamente sviluppati sulla realtà dell’ente o dell’azienda, senza schemi dirigisti e calati dall’alto, con un collante fatto di formazione e cultura.
Questo, è solo uno dei punti emersi nella tavola rotonda “Integrità e trasparenza volano per il business” tenutasi durante la Prima Edizione di “360 integrity & transparency” che – moderata da Giorgio Martellino Presidente di AITRA (primo da sx) – ha visto la partecipazione (in foto da sx vs dx) di Maria Pia Caruso (AGCOM, Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza), Valentina Laroccia (Anticorruption, Antitrust & Financial Regulation Compliance Eni Plenitude), Stefano Toschei (Consigliere di Stato e Presidente del Comitato Scientifico AITRA), Alberto Colarusso (Sogin, Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza), Maurizio Bortolotto (Partner studio Gebbia Bortolotto), Elisabetta Arrabito (Sogin, Responsabile segreteria tecnica OdV, Presidio 231 e Coordinamento con RPCT).
Assodata è la convenienza – sia per il pubblico che per il privato – che questi meccanismi diventino strumenti di gestione positiva, capaci di produrre effetti benefici allargati e solidi nel tempo: concreti, operativi e non unicamente legati al rispetto di obblighi normativi o di meri adempimenti amministrativi.
Dopo dieci anni di prevenzione della corruzione (2012-2022) c’è per certo bisogno di meccanismi più in linea con le nuove contingenze e più adeguati alle esigenze delle imprese. Il vero l’obiettivo è – e rimane – principalmente culturale: avvicinarsi il più possibile all’integrità dell’azione, sia pubblica che privata, in un felice connubio che deve connaturare il rapporto tra imprenditoria e pubblica amministrazione.
Attivare una selezione pubblica per l’avviamento di una commessa significa creare mercato. Ecco perché trasparenza e integrità risultano di così focale importanza. Attraverso queste leve si raggiunge, infatti, l’obiettivo di correttezza complessiva e di pari ordinazione degli operatori economici all’interno della selezione stessa, definendo così strategie di mercato sempre più pulite e trasparenti.
Generare un circolo culturalmente e operativamente virtuoso si scontra però con il pesante fardello dei tempi della nostra giustizia e con l’abbinamento sussistente tra indagine giudiziaria e rischio reputazionale. Oggi la pendenza di un procedimento penale risulta un criterio di qualificazione del fornitore. Lo conferma anche il nuovo codice degli appalti, il quale rende vitale il peso di un’indagine sulla reputazione dell’organizzazione.
Tenersi lontano dalle aule del tribunale diventa un “must” che solo formazione e cultura della prevenzione possono mitigare.
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