Investire nell’anticorruzione può valere quanto una manovra economica

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Dieci anni fa veniva promulgata la legge Severino, che ha fatto nascere in Italia Anac. Era forte la necessità di combattere un fenomeno diffusissimo in Italia, stimato in 60 miliardi di costo annuo per lo Stato, portando il nostro Paese a figurare come il terzo Paese Ocse nell’indice della percezione della corruzione.

Investire nell’Anticorruzione può valere come una manovra economica. È quanto sostiene Giuseppe Busia, presidente dell’Anac in una sua intervista rilasciata all’Ansa a dieci anni dall’approvazione della legge Severino. “In questo momento di risorse scarse e difficoltà economiche, investire in prevenzione della corruzione significa qualificare la spesa pubblica, evitare sprechi e quindi avere risorse per offrire servizi migliori a tutti i cittadini, oggi in crescente difficoltà. È una sorta di manovra economica, nascosta, ma estremamente efficace e con ritorni importanti per le finanze pubbliche” sottolinea Busia.

Tra gli effetti delle legge Severino anche la nascita dell’Anac, a lungo guidata da Raffaele Cantone fino al passaggio, nel corso del 2020, a Busia.
“L’Italia ha fatto importanti passi avanti. Lo dico con orgoglio, ma anche con responsabilità, perché questo ci impegna a proseguire il cammino. Solo in quest’ultimo anno il nostro Paese ha scalato dieci posizioni nella classifica di Transparency International. Ma nonostante il balzo dell’ultimo anno, abbiamo ancora molta strada da percorrere. La legge 190 è stata voluta per prevenire e reprimere la corruzione e l’illegalità nella PA, oltre che per promuovere la trasparenza.
Direi che oggi, ancor più di dieci anni fa, l’obiettivo è prioritario, con gli ingenti fondi del Pnrr e l’attenzione dell’Ue su di noi per una corretta gestione di tali finanziamenti” dichiara Busia.

Oggi alcuni partiti propongono di modificare o eliminare la Legge Severino, per il presidente Busia: “la Legge 190 non può essere abrogata perché l’Italia l’ha approvata per adeguarsi ad alcuni obblighi internazionali. La stessa presidente von der Leyen e la Ue hanno ribadito anche di recente che una efficace normativa anticorruzione è il prerequisito per rimanere a pieno titolo nella Ue e ricevere i fondi.
Quanto al referendum del giugno scorso, non riguardava la Legge 190, ma l’abrogazione di uno dei provvedimenti attuativi sull’impossibilità di candidarsi o essere eletto, e sulla decadenza dalla carica per chi sia stato condannato. La disposizione particolarmente criticata era quella che prevede la sospensione dalla carica, negli enti locali, anche in caso di condanna di primo grado.
Al riguardo, il decreto legislativo non distingue fra diverse tipologie di reati e – si è detto – tale sospensione può essere giustificata per i reati più gravi, come quelli di mafia, ma non per tutti gli altri. Si trattava dunque di possibili interventi puntuali. Come sempre, se si deve intervenire, non va fatto con la sciabola ma col fioretto”.

Come cambierà l’Autorità col nuovo Codice degli Appalti? La bozza, approvata dal Consiglio di Stato è ora al vaglio del governo. “I criteri direttivi introdotti dal Parlamento nella legge delega sugli appalti prevedono un rafforzamento delle funzioni di vigilanza dell’Autorità e di supporto alle stazioni appaltanti. In particolare, con la vigilanza collaborativa, che è uno dei più efficaci strumenti di prevenzione, è possibile intervenire con tempestività a garanzia della legalità nelle procedure di aggiudicazione. Le pubbliche amministrazioni che vi aderiscono sottopongono in via preventiva gli atti di gara all’Autorità, che in tempi brevissimi – dai 5 agli 8 giorni – fornisce osservazioni e consigli”