L’onestà è fluida?

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Negli ultimi vent’anni, ho lavorato nell’implementazione di sistemi di controllo in contesti aziendali complessi. All’inizio della mia carriera, vedevo l’onestà come un concetto binario: o sei onesto o non lo sei, senza vie di mezzo. Questa visione influenzava il mio approccio nel progettare sistemi di controllo, basati su regole rigide e sull’idea che chi le infrangeva dovesse essere sanzionato.

Con il tempo, però, mi sono reso conto che questa visione semplificata dell’onestà non rispecchiava la realtà né aiutava le aziende a migliorare. Mi sono quindi chiesto: perché l’onesto viene percepito come rigido o antipatico?

Il mito dell’onesto antipatico
L’onestà viene spesso associata a inflessibilità e rigidità. Quando pensiamo a una persona onesta, ce la immaginiamo come qualcuno che segue sempre le regole, non cede mai a compromessi e appare quasi distante. Queste caratteristiche rendono l’onesto meno affascinante, soprattutto nel mondo del business, dove vengono spesso esaltati coloro che si assumono rischi, esplorano le zone grigie delle regole e cercano di massimizzare il profitto con approcci creativi.

Nelle favole e nei film, i personaggi trasgressivi sono spesso quelli che catturano maggiormente l’attenzione. Pinocchio, per esempio, è al centro della storia finché fa marachelle e dice bugie; ma quando diventa un bambino buono, la favola finisce. Allo stesso modo, nei contesti aziendali, chi lavora nella compliance viene spesso visto come “rigido” e poco interessante rispetto a chi “gioca ai margini” delle regole.

L’onestà non è bianca o nera: esistono sfumature di grigio
In realtà, l’onestà non è un concetto assoluto. Nessuno può essere sempre perfettamente in linea con tutte le regole in ogni momento. La vita e il business sono pieni di situazioni complesse, compromessi e tentazioni. Anche chi si reputa onesto può fare scelte discutibili o deviare da una regola senza malizia.

Questo è il punto centrale: l’onestà va interpretata come un insieme di sfumature di grigio. Non esiste una netta separazione tra chi è onesto e chi non lo è, ma piuttosto una continua negoziazione tra valori, situazioni e decisioni quotidiane.

Se accettiamo questa complessità, possiamo anche ripensare il ruolo della compliance nelle aziende.

La compliance come supporto alla performance, non come controllo
Se l’onestà non è un concetto binario, la compliance non può essere vista solo come un sistema di controllo rigido che punisce chi sbaglia. Al contrario, la compliance deve diventare uno strumento integrato nel business, un partner strategico che supporta la performance invece di ostacolarla.

La compliance dovrebbe concentrarsi su principi fondamentali, lasciando però spazio all’adattamento e alla responsabilità personale.

Il concetto di tolleranza intelligente
Il concetto di tolleranza zero va ripensato. Non significa sanzionare ogni minima infrazione, ma gestire gli errori in modo costruttivo. Il vero obiettivo della compliance non è punire, ma creare un ambiente in cui gli errori siano ridotti al minimo e affrontati con soluzioni che migliorino i processi.

La sfida non è eliminare ogni possibile violazione, ma costruire un sistema che aiuti a prevenirle, migliorando l’integrità e la resilienza aziendale. Questo approccio non implica un atteggiamento inquisitorio, ma piuttosto considera la compliance come uno strumento di miglioramento continuo.

L’intelligenza artificiale come nuovo stakeholder aziendale
In questo contesto, l’intelligenza artificiale (IA) può svolgere un ruolo chiave. L’IA agisce come un nuovo stakeholder aziendale, il cui interesse principale è la protezione e la resilienza del sistema aziendale stesso. Con l’IA, i sistemi di compliance possono diventare più intelligenti e proattivi, analizzando i dati in tempo reale, identificando i rischi prima che si verifichino e suggerendo azioni preventive o correttive.

Grazie all’IA, la compliance può evolvere da un semplice sistema di controllo a un partner strategico che aiuta le aziende a migliorare la propria integrità e a prevenire errori prima che diventino problemi. L’intelligenza artificiale consente alle aziende di essere flessibili e adattabili, promuovendo una gestione più efficace della compliance.

Nessun trade-off
Il futuro della compliance risiede in un modello integrato di business e valori. Questo approccio va oltre la visione tradizionale, che opponeva onestà e rischio, per creare un sistema che integri la compliance come parte della cultura aziendale e del miglioramento continuo.

Le aziende che abbracciano questo approccio avranno un vantaggio competitivo, perché saranno in grado di navigare in mercati complessi e regolamentati con maggiore flessibilità e resilienza. In un mondo in cui il rischio è una costante, l’IA diventa un abilitatore fondamentale per una nuova era della compliance, in cui non solo si rispettano le regole, ma si prospera grazie ad esse.

RITA!