Rosato (Danone): Non ci può essere business senza compliance

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“Non ci può essere businesssenza compliance, in quanto la sicurezza e il rispetto delle norme sono alla base di ogni relazione, sia di quelle interne tra colleghi, sia di quelle esterne con tutti gli stakeholders; ma al tempo stesso non ci può essere compliance senza conoscenza del business, dei prodotti, dei mercati in cui si opera. E questa conoscenza la si acquisisce solo lavorando al fianco e in sinergia con le altre funzioni sin dal momento T-1, da quando cioè le funzioni di business iniziano a concepire i progetti”.

Parte con questo incipit il racconto a compliancedesign.it di Giovanna Rosato che dal gennaio 2019 guida la funzione Compliance di Danone per l’Italia e la Grecia.

Una compliance integrata riveste un ruolo cruciale sia nell’assicurare l’operatività aziendale che una tutela sempre più completa contro i rischi tipici delle attività commerciali svolte; la più grande sfida ci spiega Rosato “è rendere il sistema di compliance sempre efficiente, riuscire sin da subito ad intercettare le esigenze del business e far comprendere che la compliance non è qualcosa di etero-indotto ma un elemento naturale nella gestione aziendale che rappresenta un’opportunità per creare valore”. Conseguentemente anche la compliance deve concorrere alla definizione dei vari progetti al pari dei profili finanziari, di marketing, di comunicazione, di R&I o scientifici.

Giovanna Rosato

Questo aspetto non è, nel concreto, sempre di semplice attuazione perché spesso il business corre ad una velocità molto elevata e per vincere deve essere sempre innovativo, inventare soluzioni e progetti nuovi che lo portano a confrontarsi con situazioni ogni volta inesplorate. La compliance non deve essere percepita solo come processi e procedure – ossia pura forma – ma deve farsi sostanza e valore” sottolinea Rosato. La cultura è l’elemento che differenzia e rende unica una organizzazione, generando in ogni dipendente il valore per cui sente l’importanza del proprio ruolo all’interno dell’azienda e nel contesto in cui questa opera.

In Danone la compliance riveste un ruolo strategico creando un linguaggio unificato trasversale alle aree di business e ai processi, armonizzando le regole e i requisiti normativi nell’ambito degli aspetti operativi per mappare e ridurre i rischi e endere più fluidi, ma sempre sicuri, i vari progetti. In un framework vasto e articolato – che spazia dall’anticorruzione, all’antitrust e alla privacy, dalla responsabilità sociale alla governance e, in generale, ai temi ESG – la compliance rappresenta il comune denominatore che consente di armonizzare i flussi e avere una visione a tutto tondo sul business. La cultura dei valori – tra cui non possono mancare quelli etici che la compliance alimenta e preserva e che si riverberano anche all’esterno – costituisce in Danone un elemento distintivo che accomuna tutti i dipendenti e collaboratori, non solo in Italia, a prescindere dalla funzione in cui operano, dai brands o dalle categorie di prodotti seguiti.

“Da qui l’idea dell’X-Factor della compliance. O, come ci piace chiamarlo internamente, il D(anone)-Factor che, calato, nell’ambito della compliance ci ha consentito di renderla un qualcosa di ontologicamente correlato ai progetti che si sviluppano. Solo se la compliance permea, attraverso la cultura, tutte le funzioni aziendali – facendole diventare attrici del cambiamento etico e del rispetto di quel sistema di regole in cui ogni funzione si riconosce – allora la compliance diventa un asso importante da giocare ad ogni partita” conferma Rosato.

Con questa ambizione e per contribuire alla creazione di un vero sistema di supporto al management che consenta l’assunzione di decisioni di business consapevoli, ponderate e vincenti in termini di fatturato e credibilità verso il mercato è fondamentale un lavoro di costante sinergia tra il team compliance e i vari team di top line. Nella definizione della governance e delle procedure e processi aziendali Danone ha cercato e creato un dialogo costante tra la funzione compliance e i vari operatori per riuscire a costruire un modello di compliance integrato efficace e concretamente attuato che abbia sotto controllo tutte le attività sensibili e le aree in cui operano le aziende del gruppo.

In Danone il ruolo chiave di una compliance integrata si nota non solo nella definizione delle strategie più elevate e nel design delle procedure e dei processi aziendali, ma anche nel day by day, nella programmazione e realizzazione dei progetti. In tutti questi contesti compliance e business sono assolutamente interconnessi. La continua sinergia con le altre funzioni è la chiave di volta del sistema: la funzione compliance ha disegnato, insieme alle funzioni di top line, le procedure da seguire inserendo, ove necessario, tutte le tutele di volta in volta più opportune: analisi attraverso comitati ad hoc, approvazioni nel rispetto del principio della segregation of duties, raccolta documentale, tracciamento dei flussi e trasparenza. In questo meccanismo le altre funzioni sono state, e si sono sentite, parte integrante del processo di definizione e attuazione della compliance perché hanno compreso sin dall’inizio del progetto che il sistema di governance, le procedure e i processi aziendali implementati dalla società non sono un insieme di paletti per bloccare l’operatività, ma rappresentano un percorso disegnato per raggiungere la meta in sicurezza.

Allo stesso modo, nel day by day, nella programmazione e realizzazione dei progetti il modello vincente è stato quello di fornire non solo al top management, ma anche a tutti i colleghi che operano sul territorio una prospettiva integrata e inclusiva della compliance che portasse a soluzioni operative agili e allineate con gli obiettivi di crescita, ma sempre assolutamente sicure.

“Quando parliamo di X-Factor della compliance intendiamo lo stile aziendale che, partendo dall’identità, dalla storia e dalle mission di una società consente di andare oltre la struttura societaria per esprimere come si vuole operare al proprio interno, nel rapporto con i dipendenti e per la realizzazione degli obiettivi finanziari e di sostenibilità, e come ci si vuole relazionare con i propri stakeholders per creare quel “patto di fiducia” che genera valore per la società, i suoi brands, il mercato, la comunità e l’ambiente. Per realizzare questa visione è stato ed è cruciale l’endorsement del top management e del team HR, perché lo sviluppo di questo X-Factor si può realizzare solo con le persone e attraverso le persone” conclude Rosato. […]continua a leggere People in Compliance