Il settore del gaming in Italia è un ecosistema altamente regolamentato, in cui le aziende operano sotto un regime di concessione pubblica e devono rispondere a normative stringenti su antiriciclaggio, trasparenza, pubblicità e protezione dei dati e molto altro. La complessità normativa impone che ogni decisione aziendale consideri non solo le esigenze di business, ma anche le conseguenze legali e reputazionali.
In questo scenario, la compliance non è più un semplice presidio normativo, ma assume un ruolo strategico nella governance aziendale. Ne è un esempio Alessandro Orlandi, Legal & Compliance Director di Eurobet Italia, che ricopre anche la carica di Consigliere di Amministrazione e componente dell’Organismo di Vigilanza 231/01. Una posizione che segna un cambio di prospettiva: “Non siamo più solo quelli che dicono ‘no’, ma quelli che trovano il modo di far funzionare le cose nel rispetto delle regole”, spiega Orlandi a ComplianceDesign.it.
Dal controllo alla strategia
Essere un Legal & Compliance Director nel CdA significa superare la concezione tradizionale della funzione come elemento di blocco e trasformarla in una leva strategica. “Un tempo il nostro ruolo era visto come qualcosa di separato dal business, un freno necessario ma ingombrante. Oggi siamo parte attiva delle decisioni aziendali, con un impatto che va ben oltre la compliance normativa: da freno al business siamo leva strategica”, osserva Orlandi.
Il passaggio da funzione specialistica a funzione strategica si traduce in una maggiore responsabilità fiduciaria. Il Legal & Compliance Director nel CdA non risponde solo delle proprie decisioni operative, ma partecipa alla governance complessiva dell’azienda, con responsabilità diretta nei confronti degli azionisti. “Quando prendi una decisione, non devi più pensare solo a rispettare le regole, ma anche alle implicazioni di lungo periodo. Diventa un lavoro di bilanciamento tra conformità, sostenibilità e competitività”.
Questo cambiamento ha un impatto anche sulla gestione del rapporto con il management. Il Legal & Compliance Director diventa un mediatore tra esigenze commerciali e vincoli normativi, lavorando a stretto contatto con CEO e CFO per integrare la compliance nelle decisioni aziendali sin dall’inizio.
L’equilibrio tra regole e innovazione
Il gaming è uno dei settori più regolamentati in Italia, ed Eurobet, come tutti gli operatori autorizzati, opera sotto concessione pubblica e deve sottostare a regole che prevedono sanzioni pesanti per ogni infrazione.
“Ogni volta che una normativa cambia, dobbiamo rivedere interi processi aziendali per adeguarci. E spesso le norme non si parlano tra loro: la comunicazione è regolata da Agcom, Antitrust e ADM, con sovrapposizioni che possono generare interpretazioni contrastanti”, spiega Orlandi.
A questo si aggiunge la questione dell’innovazione responsabile. “L’azienda investe in nuove tecnologie, marketing e strumenti di engagement, ma ogni iniziativa deve essere valutata sotto il profilo normativo e con un occhio alla sostenibilità”.

In definitiva, la chiave è trovare un equilibrio tra regole e sviluppo del business, adottando un approccio proattivo, dialogando con i vari stakeholders e creando una cultura aziendale che veda la compliance come un valore aggiunto, non come un ostacolo.
Il rischio di esclusione dalle gare
Un aspetto poco noto del settore è che le sanzioni non si limitano a multe economiche, ma possono compromettere l’intera esistenza di un operatore.
“Nel nostro settore, una sanzione antitrust o un’indagine 231/01 non significa solo pagare una multa: significa perdere la possibilità di partecipare alle gare per le concessioni. Questo vale non solo per noi, ma per chiunque sia soggetto al codice dei contratti pubblici”.
In altre parole, un singolo episodio può mettere a rischio il futuro di un’azienda. Per questo, secondo Orlandi, la compliance non può essere vista come una questione burocratica, ma come un fattore di sopravvivenza.
Il futuro della compliance: tecnologia e governance
L’evoluzione normativa si intreccia con l’innovazione tecnologica. Big data, intelligenza artificiale e strumenti di automazione stanno cambiando il modo in cui le aziende gestiscono la compliance.
“L’intelligenza artificiale non è solo una tecnologia di business, ma anche un nuovo ambito normativo. I regolatori stanno imponendo regole sempre più dettagliate su AI, protezione dei dati e cybersecurity. La funzione Legal & Compliance dovrà essere sempre più competente in questi ambiti per evitare di trovarsi impreparata”.
Oltre all’intelligenza artificiale, il futuro della compliance passerà anche per l’adozione di strumenti avanzati di legal tech e regtech. “Le aziende di gaming stanno iniziando a utilizzare sistemi automatizzati per il monitoraggio della conformità e per la gestione del rischio. Questo permette di avere una funzione compliance sempre più predittiva, capace di anticipare i problemi anziché limitarsi a reagire”, aggiunge Orlandi.
Il quadro normativo in evoluzione sta anche estendendo le responsabilità della compliance agli ambiti ESG, con una maggiore attenzione alla sostenibilità e alla corporate governance. In sintesi, il Legal & Compliance sarà meno percepito come funzione di controllo e più come partner strategico per la crescita aziendale sostenibile.
“Il lavoro più bello del mondo”
Nonostante le criticità quotidiane, Orlandi descrive il ruolo del Legal & Compliance Director come “il lavoro più bello del mondo”. Un lavoro in cui, dice, “ogni giorno scopri una nuova regola, una nuova sfaccettatura, un nuovo rischio da anticipare. La compliance è in continua evoluzione e offre un punto di vista a 360 gradi sull’azienda, dalla strategia alla gestione operativa, fino ai rapporti con le istituzioni”.
Ed è proprio questo, secondo Orlandi, il valore aggiunto della professione. “È il lavoro più bello del mondo, perché è in continua evoluzione. Oggi puoi occuparti di antiriciclaggio, domani di intelligenza artificiale, dopodomani di whistleblowing. Devi saper tradurre la legge in scelte operative, trovare soluzioni e proteggere l’azienda dalle insidie del mercato. È un lavoro impegnativo, ma anche estremamente gratificante”.
di Matteo Rizzi