A un’ora da Roma, nel borgo di Veroli, c’è una faggeta che sembra uscita da un sogno. Al centro di questo bosco incantato svetta un vecchio faggio, un colosso di oltre duecento anni. Il suo tronco centrale è massiccio, ma ciò che lo rende unico è come si divide in tre tronchi che sembrano sfidare il cielo. Eppure, il vero miracolo del faggio non è visibile: sono le sue radici. Profonde, ramificate, forti. È lì che risiede la sua longevità, la sua capacità di resistere a venti furiosi e piogge torrenziali.
Ma attenzione: le radici non si creano in un giorno. Ci vuole tempo. Decenni, secoli, per costruire una rete così potente e resistente. E questo è il punto che molti dimenticano, non solo nella natura, ma anche nelle aziende. Perché le funzioni di controllo, proprio come le radici, sono ciò che sostiene l’intera struttura. Dovrebbero essere solide, radicate, invisibili ma indispensabili.
E qui arriva il problema: viviamo in un mondo che non ha pazienza. Tutti vogliono risultati immediati, scorciatoie, soluzioni “agili” per problemi complessi. Quante volte le funzioni di controllo vengono affidate a chi non ha né il tempo né le competenze per sviluppare radici solide? A chi, per mancanza di visione o di preparazione, taglia quelle radici nel tentativo di “semplificare”?
Il risultato è sempre lo stesso: aziende che sembrano robuste in superficie ma che, come alberi senza radici, crollano al primo colpo di vento. E non basta una ristrutturazione o un’operazione di facciata per salvarle. Perché la vera forza richiede tempo, investimenti, e soprattutto una visione chiara di ciò che conta davvero.
Il vecchio faggio di Veroli, con i suoi duecento anni di vita, sembra quasi sussurrare una verità scomoda: se vuoi crescere in alto, devi essere pronto a scavare in profondità e aspettare. Se non hai tempo per le radici, non avrai neanche un futuro.
Questa non è una provocazione, è una realtà. Le funzioni di controllo non sono glamour, non sono visibili, e spesso non danno risultati immediati. Ma sono tutto. Ignorarle, sottovalutarle o affrettarle è come costruire un grattacielo senza fondamenta. Prima o poi, crolla.
Ecco perché il vecchio faggio è una lezione di leadership: ci vuole tempo per le radici, e ci vuole coraggio per investire in ciò che non si vede. Solo così, che tu sia un albero o un’azienda, potrai sopravvivere alle tempeste e lasciare un segno che dura nel tempo.
R.I.T.A.