Come cambia il ruolo della conformità nel settore assicurativo tra AI, antiriciclaggio e pressioni regolatorie crescenti
In un contesto normativo sempre più articolato, dove le trasformazioni digitali si intrecciano con le spinte regolatorie europee e la crescente attenzione a temi come sostenibilità e intelligenza artificiale, il ruolo della compliance si sta ridefinendo profondamente. Da funzione percepita a lungo come puramente orientata al controllo, la compliance sta diventando un presidio strategico. È chiamata a coniugare rigore normativo, comprensione del business e capacità di dialogo interno, contribuendo in modo diretto agli equilibri aziendali e alla gestione del rischio.
Questo cambio di paradigma è particolarmente evidente nel settore assicurativo, dove la specificità dei modelli distributivi, la natura dei prodotti e la regolamentazione dedicata richiedono un approccio specialistico con competenze diversificate sia in ambito normativo che di analisi di processo e di contesto. È in questo scenario che si colloca l’attività di ACORÀ (Associazione Compliance Officer e Responsabili Antiriciclaggio), fondata nel 2016 con l’obiettivo di promuovere lo scambio professionale tra chi è quotidianamente impegnato nel presidio della conformità in ambito assicurativo.
A guidare oggi l’associazione è Pietro Ranieri, Responsabile Compliance di Unipol Assicurazioni, che in questa intervista con ComplianceDesign.it ha offerto uno sguardo sull’evoluzione della funzione compliance e sul significato del fare rete tra professionisti.
«Oggi viviamo in un sistema normativo in costante cambiamento. Ma per chi fa compliance, ormai, questo non è una novità», sottolinea Ranieri. « Siamo abituati a navigare nella complessità. Il nostro compito è proprio questo: costruire senso e solidità dove i riferimenti sono meno individuabili nel campo sempre più vasto dei regolamenti».
Un’associazione nata dal bisogno di confronto
ACORÀ nasce nel 2016 da un’esigenza concreta: creare uno spazio di confronto professionale tra i compliance officer e i responsabili antiriciclaggio attivi nel comparto assicurativo. “All’epoca mancava un contesto associativo specifico per il nostro settore”, racconta Ranieri. “Esistevano occasioni informali di confronto, ma basate su conoscenza personale diretta e quindi accessibili solo ad una cerchia ristretta, in particolare, chi lavorava in realtà più piccole aveva maggiore difficoltà di accesso”.
L’associazione si è quindi proposta come un punto di riferimento aperto, professionale e dedicato esclusivamente alla conoscenza della normativa, dove affrontare difficoltà comuni, e anche comprendere meglio il punto di vista delle autorità di vigilanza.
“La materia è molto vasta, il confronto tra pari è quindi una risorsa molto efficiente per comprendere le necessità della funzione in materia di competenze, dimensionamenti e modalità di relazione, rapidamente e con un punto di vista qualificato”, indica Ranieri.
La specificità della compliance nel settore assicurativo
La funzione compliance, nel mondo assicurativo, presenta caratteristiche e sfide diverse rispetto a quelle affrontate da altri attori del settore finanziario. “Basti pensare che la distribuzione dei prodotti assicurativi avviene in gran parte tramite reti di agenzie in appalto, quindi non direttamente controllate dalla compagnia. Un’impostazione molto diversa, ad esempio, rispetto al modello bancario”.
Anche la natura dei prodotti comporta logiche di adeguatezza, governo e supervisione molto differenti rispetto ad altri strumenti finanziari. Un esempio di queste peculiarità lo possiamo riscontrare in ambito antiriciclaggio. “Anche se la normativa primaria AML è comune a tutte le istituzioni finanziarie, nel settore assicurativo la sua applicazione concreta è specifica. Le transazioni sono meno frequenti e meno rapide, l’operatività dei clienti può essere molto diradata nel tempo, il che implica un diverso approccio nella valutazione e gestione del rischio”.
L’evoluzione della funzione compliance: da controllo a partner strategico
Ma la funzione compliance ha compiuto un salto in termini di visibilità e rilevanza interna alle organizzazioni. “Nelle compagnie più strutturate – afferma Ranieri – la compliance è ormai riconosciuta come un partner strategico per il business. Anche se non è così dappertutto”.
Il vero passaggio culturale consiste nel riconoscere la compliance come funzione abilitante, capace di supportare lo sviluppo aziendale indirizzando la definizione di processi coerenti con le previsioni normative. Un processo che richiede investimenti in formazione e capacità di dialogo.
“Il nostro obiettivo, come ACORÀ, è aiutare i professionisti a maturare una visione ampia e integrata. La compliance deve essere percepita come alleata delle funzioni operative. Se viene coinvolta fin dalle fasi iniziali dei progetti, può contribuire a disegnare soluzioni conformi per costruzione e, di conseguenza, migliorare l’efficienza complessiva”.
Temi caldi: intelligenza artificiale e nuova normativa antiriciclaggio
Tra i temi più attuali che coinvolgono la funzione compliance, Ranieri indica due fronti: l’intelligenza artificiale e, anche se non si tratta di un argomento di stretta novità, la supervisione e la governance dei prodotti assicurativi (Product Oversight and Governance – POG).
“La vigilanza ha recentemente puntato i riflettori sulla governance dei prodotti assicurativi – osserva –. Questo ha spinto molte compagnie a rivedere i propri processi, in particolare nella fase di disegno e distribuzione. Come ACORÀ abbiamo organizzato un evento dedicato, coinvolgendo partner esterni che hanno raccolto dati utili alla comprensione della materia mediante una survey anonima condotta tra gli associati”.
In ambito AML, sotto il profilo delle novità, le attenzioni si concentrano sul nuovo assetto europeo, che prevede l’istituzione della Anti-Money Laundering Authority (AMLA) e l’evoluzione della normativa verso un sistema più armonizzato, anche su questo ACORÀ ha recentemente tenuto un evento al quale sono intervenuti, tra gli altri, rappresentanti di Banca d’Italia, dell’Unità di Informazione Finanziaria e della Guardia di Finanza.
La cultura della compliance si costruisce (e parte dall’alto)
“Alla base di tutto c’è la consapevolezza che la cultura della compliance non nasce per legge: si costruisce. E si costruisce a partire dall’esempio del management, il cosiddetto tone at the top”.
Ma il compito non è solo delle prime linee: “Per essere riconosciuto, nel ruolo e nel valore che può apportare, il compliance officer deve essere preparato, conoscere bene i processi di business, comprendere le esigenze operative e saper dialogare con gli altri attori dell’azienda”.
Quando questo avviene, cambia il rapporto tra compliance e linee di business. “Si passa da una logica di contrapposizione a un rapporto di fiducia. Le funzioni operative iniziano a coinvolgere la compliance per scelta, non per obbligo. È questo che trasforma la cultura aziendale”.
di Matteo Rizzi