Schwizer: Sostenibilità motore d’innovazione

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Nel panorama sempre più complesso delle normative ESG, le aziende si trovano a navigare tra richieste di trasparenza, strategie di sostenibilità e decisioni di investimento. Tuttavia, la sostenibilità rappresenta un potentissimo motore di innovazione, capace di guidare le aziende verso soluzioni rivoluzionarie improntate sui principi ESG e di trasformare radicalmente le loro catene del valore.

Così Paola Schwizer, Professore ordinario di Economia degli intermediari finanziari presso l’Università di Parma e Affiliate Professor di Banking and Insurance presso SDA Bocconi School of Management, che ha incontrato compliancedesign.it per offrire una prospettiva su come i nuovi requisiti di trasparenza stiano plasmando il mondo delle aziende e degli investimenti.

In che modo l’evoluzione delle normative ESG influenza le decisioni strategiche delle aziende?
Il collegamento tra normative ESG e decisioni strategiche si ottiene in modo naturale se l’azienda si impegna in un’analisi approfondita delle richieste di trasparenza, nonché in una comprensione dei motivi alla base di tali richieste e dei problemi sottostanti che influenzano il contesto e che giustificano il perseguimento di obiettivi di sviluppo sostenibile. La richiesta di trasparenza non è quindi fine a se stessa, ma vuole indurre le imprese ad azioni concrete.

È fondamentale che le aziende si interroghino non solo su ciò che stanno effettivamente realizzando in tema di sostenibilità, ma anche sul perché alcune azioni non siano ancora state intraprese. E tale riflessione dovrebbe basarsi sulla ricerca di esempi tangibili: che cosa stiamo realmente facendo in materia di diritti umani? Come possiamo migliorare, considerando la struttura della nostra catena del valore? Una risposta approfondita a queste e ad altre domande può portare non solo a scelte di conformità più rigorose, ma anche a individuare nuove opportunità di business.

Si dovrebbe prestare attenzione ai mutamenti nelle aspettative dei consumatori, e in particolare delle nuove generazioni, e degli investitori, tenendo conto dei cambiamenti nei sistemi economici, nella distribuzione della ricchezza, nell’accesso alle materie prime, nelle fonti di approvvigionamento e nelle condizioni climatiche

 

Partendo dal presupposto che la richiesta di disclosure risponda a una reale esigenza dell’economia e della società globale, come delineato nell’Agenda ONU 2030, diventa evidente che i problemi indicati in nell’Agenda stanno trasformando il panorama economico, politico, sociale, geografico e climatico mondiale. Questi cambiamenti influenzano profondamente l’ambiente, anche competitivo, in cui operano le imprese. Ignorare tali mutamenti sarebbe miope e le aziende non possono permetterselo. Si dovrebbe, quindi, prestare attenzione ai mutamenti nelle aspettative dei consumatori, e in particolare delle nuove generazioni, e degli investitori, tenendo conto dei cambiamenti nei sistemi economici, nella distribuzione della ricchezza, nell’accesso alle materie prime, nelle fonti di approvvigionamento e nelle condizioni climatiche. Esaminare questi mutamenti di contesto significa condurre un’analisi di scenario approfondita per delineare nuove strategie e valutare i rischi connessi.

Paola Schwizer

Tale approccio non può peraltro limitarsi alla mera valutazione dei rischi, poiché ciò sarebbe riduttivo: è infatti altrettanto necessario esplorare le opportunità. Ad esempio, al fine di ridurre le emissioni di gas serra, anziché adottare un approccio minimale, acquistando energie rinnovabili o veicoli elettrici, si potrebbero esplorare soluzioni più creative, come lo sviluppo di nuovi prodotti o modelli di catena del valore basati su principi di economia circolare. In questo modo, il legame tra regolamentazione, richieste di trasparenza ed esigenze del business può essere strutturato secondo criteri volti a individuare le migliori soluzioni strategiche per affrontare il nuovo contesto ambientale.

 

Da un lato i criteri ESG influenzano gli investimenti delle imprese, dall’altro influenzano le scelte di banche, risparmiatori e investitori
Ad oggi abbiamo osservato un forte interesse verso le soluzioni di investimento sostenibili, il che spiega anche il lancio da parte di molti intermediari finanziari di prodotti ESG. Questi prodotti sono più facili da presentare e da vendere perché incontrano spesso il favore della clientela. Tuttavia, di recente si è aperto un dibattito sulle reali performance di questi investimenti. Partendo da alcune prese di posizione di operatori americani, si è scatenata una grande controversia sullo sviluppo e l’evoluzione di questo tipo di investimenti.

Ancora una volta, il tema del trade-off tra redditività a breve termine e redditività sostenibile è al centro delle discussioni. Un azionista interessato solo al profitto di breve termine potrebbe ritenere che investire in un’azienda troppo orientata alla sostenibilità porti a performance inferiori nel breve periodo. Questo orientamento dell’investitore potrebbe essere mitigato da una comunicazione adeguata da parte delle aziende in merito ai propri piani di sviluppo orientati alla sostenibilità e ai relativi vantaggi competitivi attesi, grazie anche ad una maggiore resilienza sul mercato in scenari diversi.

Il dialogo con gli azionisti, e più in generale con gli stakeholder, è quindi fondamentale e deve essere ulteriormente sviluppato proprio sui temi della sostenibilità.

 

Il tema del trade-off tra redditività a breve termine e redditività sostenibile è al centro delle discussioni. Un azionista interessato solo al profitto di breve termine potrebbe ritenere che investire in un’azienda troppo orientata alla sostenibilità porti a performance inferiori nel breve periodo

 

A fine aprile il Parlamento Europeo ha approvato la direttiva sulla Corporate sustainability due diligence (CSDDD). Quale sarà il suo impatto?
In questo contesto, alle imprese sarà richiesto di condurre una rigorosa analisi della sostenibilità lungo l’intera catena di approvvigionamento e di rivedere le relative strategie, ovvero di riesaminare il proprio modello di business. Ciò comporterà un passaggio intermedio che consiste nella verifica della disponibilità delle informazioni. Il principale problema identificato dai policymaker, infatti, riguarda proprio la disponibilità dei dati lungo tutta la catena del valore, specialmente da parte delle aziende più piccole, dei subappaltatori e dei numerosi attori dell’intera filiera.

Pertanto, ritengo che il primo passo sarà definire il perimetro delle informazioni disponibili. Una volta chiarito il perimetro, ossia quali elementi della catena del valore possono essere monitorati da questo punto di vista della sostenibilità, sarà possibile prendere decisioni più drastiche riguardo alla trasformazione della catena del valore, escludendo quei soggetti incapaci di fornire le informazioni richieste e che non rispetteranno i requisiti minimi per operare.

Si tratta di un processo piuttosto lungo e complesso, poiché coinvolge soggetti meno strutturati e meno abituati a ragionare in questi termini. Tuttavia, è essenziale che essi si adeguino, se non vogliono rischiare di uscire dal mercato. Considerando quanto sia intricata e articolata la catena del valore e di approvvigionamento di alcune imprese, è evidente che le grandi aziende e le istituzioni finanziarie devono svolgere un ruolo fondamentale nell’assistere l’intero sistema nell’evoluzione verso una maggiore sostenibilità.

 

Considerando quanto sia intricata e articolata la catena del valore e di approvvigionamento, è evidente che le grandi aziende e le istituzioni finanziarie devono svolgere un ruolo fondamentale nell’assistere l’intero sistema nell’evoluzione verso una maggiore sostenibilità.

 

Come detto, l’obiettivo delle regole ESG è quello di aumentare la trasparenza, tuttavia, l’eccesso di rendicontazione potrebbe portare ad un aggravamento degli oneri per le aziende?
Molte aziende sono già soggette ad obblighi di rendicontazione, per effetto del decreto 254 del 2016 che ha recepito la direttiva 2014/95/UE sulla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario. Certamente, anche la direttiva sul Corporate Sustainability Reporting (CSRD) estende il numero di imprese tenute a pubblicare una informativa di sostenibilità e amplia i contenuti della stessa. Ciò comporta nuovi investimenti in risorse, informazioni, competenze e processi. A fronte di tali maggiori “costi”, tuttavia, i benefici sono evidenti se l’attività è affrontata come un’opportunità di ripensare la propria attività e il modello di business e migliorare le relazioni con gli stakeholder.

La sfida è particolarmente importante per alcuni settori, come quello finanziario, che per assolvere le attese della Vigilanza in tema di presidio dei rischi ESG si deve scontrare con la mancanza di informazioni complete e affidabili sulle proprie controparti. D’altra parte, il coinvolgimento del sistema finanziario, mediante misure di c.d. “finanza sostenibile”, risulta un passaggio necessario per indirizzare i capitali verso investimenti sostenibili. Anche le PMI e le microimprese della supply chain dovranno affrontare un impegno particolarmente gravoso, nonostante la proporzionalità garantita dalle norme.

La sfida è particolarmente importante per alcuni settori, come quello finanziario, che per assolvere le attese della Vigilanza in tema di presidio dei rischi ESG si deve scontrare con la mancanza di informazioni complete e affidabili sulle proprie controparti. 

 

Nell’era del rating ESG, quanto sono importanti le certificazioni di buona governance e conformità (come la ISO 37301 o la 37001)?
Il perseguimento di certificazioni implica un impegno per migliorare la struttura dei processi aziendali, garantendo qualità e coerenza lungo tutte le fasi. Per ottenere tali certificazioni le imprese devono mettere in atto un effort continuativo nel tempo, sviluppando una cultura del rigore e della conformità sostanziale. Pur essendo un obiettivo virtuoso, le certificazioni da sole potrebbero tuttavia non essere sufficienti. È essenziale che l’adesione ai principi e ai requisiti previsti per ottenere le certificazioni diventi parte integrante della cultura organizzativa, superando il punto in cui la conformità non è più oggetto di discussione, ma una pratica e un valore consolidati.

Per quanto riguarda i rating ESG, sebbene siano ancora in fase di sviluppo e presentino delle limitazioni, che li rendono poco confrontabili, essere inclusi in un ranking ESG e vedere un miglioramento nel proprio rating nel tempo è comunque un obiettivo importante. Nonostante la cautela necessaria, i rating ESG rappresentano un passo avanti nell’integrazione dei criteri di sostenibilità nella valutazione aziendale.

La sostenibilità rappresenta un potentissimo motore di innovazione, capace di guidare le aziende verso soluzioni rivoluzionarie improntate sui principi ESG e di trasformare radicalmente le loro catene del valore.

 

Quali consigli darebbe alle aziende per massimizzare i benefici della sostenibilità, cogliendo le opportunità sulla governance e sulla redditività?
Il consiglio che darei è quello di ascoltare attentamente i propri stakeholder, avviando una mappatura dettagliata degli stessi e mettendo in atto strategie e soluzioni di ascolto attivo, come incontri diretti, panel e cluster, abbandonando la tendenza all’autoreferenzialità. È importante comprendere le aspettative dei propri stakeholder, non solo basandosi su ciò che il management dell’azienda ritiene già di sapere, ma anche su una interazione diretta con le principali categorie di portatori di interesse, in cui possono essere coinvolti anche i consigli di amministrazione.

Il primo passo dunque è sicuramente quello di migliorare l’ascolto attivo degli stakeholder e promuovere con essi forme di dialogo più aperte e trasparenti, che possono anche rappresentare l’occasione per spiegare a fondo le strategie di sostenibilità perseguite e i relativi benefici attesi. Oltre a promuovere occasioni di incontro, è possibile oggi utilizzare nuovi strumenti, come ad esempio i software di analisi automatica dei social network, che consentono di raccogliere elementi molto utili per anticipare i cambiamenti in atto ed acquisire informazioni in merito alle percezioni del pubblico nei confronti dell’azienda e dei suoi prodotti, nonché alle preferenze degli stakeholder.

Il secondo passo consiste nell’andare oltre la valutazione dei rischi legati ai fattori ESG e ricercare, nei diversi fattori di sostenibilità, opportunità di innovazione. La sostenibilità è un potente motore di innovazione, ancora non sfruttato a sufficienza dalle aziende. Se queste si impegnassero a cercare nuove soluzioni e provassero a innovare il proprio modo di operare e di essere, ispirandosi ai principi della sostenibilità, potrebbero compiere progressi significativi, trasformando anche i propri processi e le catene del valore. I casi di maggior successo in termini di performance sostenibili sono stati proprio quelli di aziende capaci di innovare in modo significativo il proprio modello di business in chiave di sostenibilità, aumentando il valore generato per tutti gli stakeholder. È auspicabile che sempre più aziende seguano questo esempio e si impegnino in questa direzione […] continua a leggere People in Compliance#33