Un percorso condiviso: il successo di compliance e business va di pari passo

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Alla fine di ogni anno, il bilancio aziendale risulta unico perché la società stessa è unica, così come l’obiettivo: non si verifica una situazione in cui la compliance prevale sul business o viceversa. O entrambe le componenti vincono, oppure entrambe perdono. Questo è il punto di vista dal quale parte il confronto di compliancedesign.it con Daniela Tornabene, Responsabile Legal & Compliance – Area Assicurativa di Telepass.

Perché la compliance possa operare efficacemente, è necessario che riesca a bilanciare le sue due anime: una funzione di controllo e una funzione di consulenza a supporto del business. Nessuna delle due può avere la meglio sull’altra, indipendentemente dalla complessità della realtà in questione. Per svolgere il lavoro in modo efficace e controllare i processi, è indispensabile comprendere a fondo i meccanismi della società: ciò implica capire il funzionamento dell’azienda e dei suoi processi interni. Questo è possibile solo attraverso una stretta collaborazione e un’interazione efficace con il business.

“È essenziale confrontarsi e collaborare con i responsabili di prodotto, specialmente nel settore assicurativo, poiché è da lì che tutto prende forma”, spiega Tornabene. “Se non si comprende appieno lo strumento che viene venduto, non sarà possibile identificarne i punti di forza e di debolezza”. Di conseguenza, le funzioni di controllo, e in particolare il compliance manager, non devono limitarsi alla mera verifica dei processi, ma compiere un ulteriore passo: collaborare attivamente e in modo trasversale con le diverse aree e i manager del business e con le altre funzioni di controllo.

È essenziale confrontarsi e collaborare con i responsabili di prodotto, specialmente nel settore assicurativo, poiché è da lì che tutto prende forma

 

Daniela Tornabene

Funzioni come audit, risk, attuariale e il DPO osservano la stessa azienda, le stesse operazioni e gli stessi processi, ma da prospettive differenti. Non esiste sovrapposizione, bensì complementarità: ogni funzione supporta le altre su fronti diversi per garantire un controllo più efficace. “Una delle sfide principali è evitare di essere percepiti come un ostacolo o un freno. Al contrario, è importante essere visti come uno strumento di garanzia, sempre disponibile e in grado di generare fiducia. Non sempre è possibile risolvere tutti i problemi, ma si può certamente contribuire a mitigarli”, sottolinea Tornabene.

Ma come si costruisce questo rapporto di fiducia?

Si parte da un principio fondamentale: la compliance fornisce la normativa, indicando cosa è possibile fare, il perimetro d’azione, i limiti e dove esistono opportunità, suggerendo come mitigare i rischi. È determinante chiarire che non è la funzione di controllo a stabilire cosa si può o non si può fare, ma la normativa.La compliance è il veicolo della norma e ha il compito di aiutare a trovare una strategia che consenta di raggiungere gli obiettivi nel rispetto della legalità.

Un altro aspetto fondamentale riguarda il rapporto con il Consiglio di amministrazione, che deve percepire la compliance come una funzione che semplifica l’attività aziendale e porta anche nuove opportunità. Spesso, infatti, una norma non rappresenta solo un obbligo, ma può diventare una fonte di nuove opportunità di business.

 

Ma tutto diventa più semplice quando le persone si sentono sicure, anche nell’errore o nell’incertezza. Nessuno è infallibile, nemmeno la compliance

È quindi importante interpretare e presentare la normativa non solo come un mero adempimento, ma come una possibilità di semplificazione o come uno strumento per raggiungere risultati più rapidamente o per ottenere nuove opportunità. Se questa percezione si consolida a livello dirigenziale, è probabile che si diffonda in tutta l’organizzazione, favorendo una sinergia positiva, senza segregazioni o separazioni tra le diverse aree.
Tuttavia, agire con rapidità è essenziale. Se non si è proattivi e risolutivi, e se si perde la capacità di semplificare, il rischio è di rallentare l’intero sistema. Il cliente, sia interno che esterno, desidera soluzioni, e le desidera in tempi brevi. Per questo motivo, è necessario avere una visione d’insieme, competenze trasversali, essere veloci, chiari e sintetici: in una parola, risolutivi.

“Ma tutto diventa più semplice quando le persone si sentono sicure, anche nell’errore o nell’incertezza. Nessuno è infallibile, nemmeno la compliance. La macchina funziona, non perché non si guasta mai, ma perché si sa come ripararla”, evidenzia Tornabene che conclude “è quindi essenziale comprendere il problema, pianificare rapidamente e individuare i margini e le soluzioni possibili. Ma ciò che davvero fa la differenza è la condivisione del problema e un dialogo aperto e senza timore”.