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Indice di percezione della corruzione… “Io speriamo che me la cavo: lo studente è intelligente ma non si applica”

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C’era una volta una studentessa di nome Italia, che frequentava la scuola internazionale Mondo Unito. Ogni anno, gli studenti ricevevano una pagella che rifletteva il loro impegno e le loro capacità, valutandoli in base alla loro correttezza, trasparenza e capacità di rispettare le regole della classe. La scala andava da 0 a 100, dove 0 indicava una gestione disastrosa e priva di integrità, mentre 100 rappresentava un comportamento esemplare, libero da favoritismi e scorciatoie.


Negli ultimi anni, Italia aveva mostrato un costante miglioramento, passando da un punteggio di 40 a 56, segno di uno sforzo maggiore nel migliorare il proprio comportamento. Tuttavia, quest’anno il suo punteggio era sceso a 54, posizionandola al 52° posto su 180 studenti e al 19° tra i 27 della sua classe.

Italia sapeva bene che nella scuola Mondo Unito, un punteggio inferiore a 60 era considerato insufficiente. Il suo 54 non solo la metteva sotto la soglia minima, ma indicava che le difficoltà che pensava di aver superato erano ancora presenti. Non bastava impegnarsi a tratti, serviva un cambiamento più profondo.


Gli insegnanti, preoccupati, si riunirono per discutere la situazione. La professoressa Europa Occidentale osservò: “Italia ha fatto progressi significativi negli ultimi anni, ma questa flessione è allarmante.”
Il professor Trasparenza annuì. “Forse le recenti riforme nel suo metodo di studio non stanno dando i frutti sperati. Dobbiamo capire dove sta sbagliando.” Decisero quindi di convocare Italia per un colloquio.

Il colloquio con Italia
Italia si presentò con un misto di sicurezza e preoccupazione.
“Professori, non capisco. Quest’anno ho cercato di migliorare, ma il mio voto è sceso. Cosa ho sbagliato?”
La professoressa Europa Occidentale sorrise con comprensione.
“Italia, sappiamo che sei una studentessa capace, ma ci sono alcune aree critiche che hai trascurato.”

Punti di Forza
Indipendenza del Sistema Giudiziario: “Hai dimostrato una crescente autonomia nelle tue decisioni, senza farti troppo influenzare dagli altri. Questo è un segnale positivo.”
Libertà di Stampa: “Sei aperta al confronto e alla critica, e questo è essenziale per il miglioramento.”
Italia annuì, sollevata. “Allora non ho fatto tutto male!”
Il professor Trasparenza si schiarì la voce. “No, ma ci sono alcune questioni importanti da risolvere.”

Aree di Miglioramento
Conflitto di Interessi: “A volte tendi a favorire gli amici giusti nei lavori di gruppo invece di valutare chi merita davvero. Questo può creare squilibri e compromettere il risultato finale.”
Legge sul Titolare Effettivo: “Quando presenti un progetto, non sempre è chiaro chi ha fatto cosa. Serve più trasparenza nel tuo modo di lavorare.”
Eliminazione dell’Abuso d’Ufficio: “Hai deciso di eliminare alcune regole dal tuo metodo di studio, pensando che fossero un ostacolo, ma in realtà ti hanno solo tolto strumenti utili per gestire meglio le situazioni difficili.”
Trasparenza nelle Procedure: “A volte prendi decisioni senza spiegare chiaramente il motivo, creando confusione tra i tuoi compagni e gli insegnanti.”
Efficienza della Pubblica Amministrazione: “La tua organizzazione è ancora carente, e questo ti porta a perdere tempo e a non sfruttare al massimo le tue capacità.”

Italia abbassò lo sguardo, riflettendo. “Quindi devo lavorare su questi aspetti se voglio migliorare?”
“Esattamente,” rispose la professoressa Europa Occidentale. “Ma non basta dirlo, servono azioni concrete.”

Una Scelta da Fare
Per la prima volta, Italia si rese conto che il problema non era la sfortuna o la difficoltà delle materie. Il vero nodo era la volontà di cambiare davvero. Fino a quel momento aveva provato a migliorare, sì, ma senza affrontare fino in fondo le cause dei suoi problemi.

Gli insegnanti le diedero due possibilità.
Continuare come prima, accettando il rischio di rimanere sotto la sufficienza, con tutti i limiti che questo comportava.
Affrontare le vere criticità, rendendo più trasparente il suo metodo di studio, evitando favoritismi e imparando a gestire le regole nel modo giusto.

Italia prese un respiro profondo. “Ho capito. Voglio impegnarmi davvero. Basta con le scorciatoie, basta con le mezze misure.”
“Allora è il momento di dimostrarlo,” concluse il professor Trasparenza.
Quella sera, Italia aprì i suoi quaderni con un nuovo obiettivo: non solo migliorare i voti, ma costruire un metodo più solido, equo e trasparente. Solo così avrebbe potuto uscire dall’insufficienza e raggiungere finalmente l’eccellenza.

R.I.T.A.

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