Tovaglieri (Generalfinance): Adattarsi all’evoluzione dei rischi, tra compliance e innovazione

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Nel contesto dello sviluppo digitale e dell’accentuarsi delle tensioni geopolitiche, i rischi non rimangono statici: la società stessa continua a evolversi, modificando il quadro di riferimento.
Di conseguenza, operatori finanziari e professionisti sono chiamati ad adattare continuamente le loro strategie e i controlli per affrontare il nuovo scenario che si delinea. Tuttavia, nell’ambito finanziario e per chi si occupa di antiriciclaggio, il principio cardine rimane il “follow the money”, indipendentemente dagli strumenti impiegati.
Questo è il messaggio lanciato da Tommaso Tovaglieri, Head of Compliance & AML di Generalfinance, società specializzata nel fornire finanziamenti personalizzati alle imprese attraverso l’anticipazione dei crediti commerciali.

 

La chiave per garantire la conformità rimane la capacità di un’organizzazione di adattarsi e reagire prontamente agli shock e questo passa attraverso la vigilanza: attenzione ai processi di valutazione, alla gestione del credito e delle controparti

 

Ogni settore presenta peculiarità specifiche nella gestione dei rischi e della compliance. “Nel campo finanziario del credito, i rischi e gli aspetti più delicati da gestire riguardano la prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo”, spiega Tovaglieri.
La conoscenza approfondita delle controparti è imprescindibile, non solo sotto l’aspetto del merito creditizio orientato verso la gestione del rischio del credito, “ma anche in termini di compliance” relativamente alle pratiche del “know your customer” e alle normative AML. Per un intermediario quotato, inoltre, si aggiunge la sfida della reputazione, poiché la quotazione comporta una maggiore visibilità e, di conseguenza, “impone una trasparenza più elevata nella governance aziendale”.

Tommaso Tovaglieri

La chiave per garantire la conformità rimane “la capacità di un’organizzazione di adattarsi e reagire prontamente agli shock” e questo passa attraverso la vigilanza: attenzione ai processi di valutazione, alla gestione del credito e delle controparti. Anche i processi “devono essere aggiornati e allineati all’evoluzione del contesto esterno e interno”. Ma se da un lato l’evoluzione tecnologica ha apportato benefici tangibili, consentendo a tutti di fruire di nuove tecnologie per effettuare pagamenti e condurre operazioni, dall’altro “ha introdotto nuovi schemi di riciclaggio” con l’evoluzione normativa si sforza di “affrontare questi nuovi fenomeni e rischi emergenti”.

La compliance è di tutta l’organizzazione
La compliance dovrebbe essere un obiettivo condiviso, non limitato esclusivamente al compliance officer.
“Non dovremmo considerare la compliance come una funzione di controllo rigida; al contrario, dovrebbe essere un concetto diffuso”. Ed è li che si fa riferimento alla “compliance nativa”, in modo simile al concetto di “privacy by design”.
L’obiettivo della “compliance by design” è ambizioso, ma prima di poterla raggiungere, “deve diventare un impegno condiviso da tutti”. È importante far comprendere che “essere compliant è un valore aggiunto per favorire la crescita sostenibile dell’intera organizzazione”.
Pertanto, agire correttamente, presidiare i rischi, compresi quelli emergenti, dovrebbe essere una consapevolezza diffusa che contribuisce alla resilienza aziendale.
Ad esempio, oltre alla formazione, è fondamentale instaurare una collaborazione attiva con funzioni che spaziano dalle risorse umane al business. “Personalmente, ritengo che la compliance debba essere vista come un alleato del business, in un contesto di sostenibilità”.

 

L’obiettivo della compliance by design è ambizioso, ma prima di poterla raggiungere, deve diventare un impegno condiviso da tutti. È importante far comprendere che essere compliant è un valore aggiunto per favorire la crescita sostenibile dell’intera organizzazione

 

Introdurre innovazioni in azienda, anche sotto l’ombrello della compliance, rappresenta un vantaggio a 360 gradi. “Ad esempio, le dashboard che monitorano la rete distributiva sono un asset per la compliance, consentendo di monitorare comportamenti e generare alert”. Allo stesso tempo, “sono uno strumento prezioso per il business, permettendo di analizzare le dinamiche di vendita, i prodotti di maggiore successo e altri dati rilevanti”. Nella pratica, sostengono sia la compliance che il business.

Il lavoro del compliance officer
L’innovazione tecnologica e regtech hanno reso più efficace ed efficiente il lavoro dei compliance officer. Tuttavia, questa evoluzione ha anche ridefinito il ruolo professionista, che deve essere “una figura multidisciplinare in grado di interpretare dati e comunicare efficacemente con il reparto IT”. Oltre alla specializzazione giuridica, “ora è essenziale possedere una vasta gamma di competenze per sfruttare appieno le potenzialità offerte dalla tecnologia”. Va notato, tuttavia, che l’eccesso di input e dati non è sempre positivo. “Spesso ci troviamo bombardati da dati, alert, strumenti di PI”, ed è quindi “fondamentale adottare un approccio aperto e in grado di intercettare in modo efficace questi elementi, evitando di essere sopraffatti dall’abbondanza di informazioni”.

 

L’innovazione tecnologica e regtech hanno reso più efficace ed efficiente il lavoro dei compliance officer. Tuttavia, questa evoluzione ha anche ridefinito il ruolo professionista, che deve essere “una figura multidisciplinare in grado di interpretare dati e comunicare efficacemente con il reparto IT. Oltre alla specializzazione giuridica, ora è essenziale possedere una vasta gamma di competenze per sfruttare appieno le potenzialità offerte dalla tecnologia

 

La capacità di sintesi diventa strategica, permettendo di individuare gli alert veramente rilevanti.
Nel contesto della compliance, le multinazionali tendono quindi ad avere “procedure solide e ben definite”. D’altra parte, le realtà più piccole operano con una struttura più semplificata, “che consente decisioni più rapide e dinamiche”. Questa agilità, se da un lato stimola una funzione di controllo, richiede “una costante attenzione al monitoraggio dell’evoluzione dei processi e delle decisioni”. Tuttavia, è importante sottolineare che questo è “un percorso evolutivo”: con la crescita, diventa essenziale implementare strutture che assicurino un adeguato flusso informativo e una gestione efficiente delle attività
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