L’avvio operativo dell’Autorità europea antiriciclaggio (AMLA), entrata in funzione il 1° luglio 2025, segna una fase cruciale per l’evoluzione del sistema di prevenzione e contrasto al riciclaggio in Europa. Il tema è stato al centro del talk organizzato da ComplianceDesign.it in collaborazione con EY Forensic & Integrity Services, che ha riunito – sotto la moderazione di Romolo Pacifico (partner EY Forensic & Integrity Services), Giuseppe Sciarretta (Group Head of Anti-Money Laundering Unipol Assicurazioni), Alessandro Orlandi (Legal & Compliance Director Eurobet), Giulia Tascio (Head of Compliance, AML & Data Privacy Ford Credit Italia), Elisa Francesconi (Responsabile AML e Delegato sos doValuee) e Valerio Pisoni (Head of AML & Compliance DLL).
L’incontro ha offerto una lettura trasversale delle principali novità introdotte dal nuovo framework europeo, analizzandone le implicazioni concrete per soggetti vigilati e non vigilati. A emergere con chiarezza è la duplice direzione impressa dall’AMLA: da un lato l’obiettivo di armonizzare regole, criteri e formati di segnalazione; dall’altro la necessità di preservare le specificità settoriali e le differenti modalità operative dei diversi mercati.
Nel comparto assicurativo, bancario e finanziario l’introduzione dell’AMLA viene letta come un passaggio evolutivo più che rivoluzionario. La centralizzazione delle funzioni di vigilanza e la convergenza di regolatori diversi promettono di ridurre la frammentazione e di rendere più efficiente l’applicazione delle norme, ma impongono un nuovo equilibrio tra funzioni di controllo, business e governance. Le funzioni antiriciclaggio stanno cambiando pelle: da presidi di secondo livello a strutture integrate nei processi di business, dove competenze normative, tecnologiche e di project management si fondono in una prospettiva di AML by design.
Diverso il quadro per i settori non finanziari, dove la cultura della compliance incontra sfide operative specifiche. Nel mondo del gaming e delle scommesse, il tema del self-assessment e della profilazione del cliente si scontra con la riluttanza degli utenti a condividere informazioni sensibili e con la necessità di mantenere la competitività commerciale. La capacità di conciliare l’esigenza di controllo con un’esperienza utente fluida diventa qui l’elemento critico di successo.
Anche il settore automotive vive un’evoluzione complessa: la rete dei dealer rappresenta il primo punto di contatto con il cliente e il perno dei processi di onboarding. L’eterogeneità di modelli operativi e di sensibilità al rischio impone di armonizzare comportamenti e strumenti, senza compromettere la flessibilità commerciale. Formazione mirata, digitalizzazione dei processi e tracciabilità dei flussi sono gli strumenti su cui si gioca la capacità di rendere la compliance parte integrante del ciclo di vendita.
Sul fronte del credit management, il mercato degli NPL e degli UTP evidenzia invece le difficoltà legate al monitoraggio di controparti e flussi disomogenei. In un contesto dove spesso mancano informazioni dirette sul cliente finale, l’efficacia dei controlli dipende dalla qualità dei dati ricevuti e dalla capacità di integrare analisi comportamentali e verifiche documentali. Il principio di “regole comuni, esecuzioni differenziate” trova qui la sua espressione più concreta.
A chiudere il confronto, il tema delle segnalazioni di operazioni sospette e della cooperazione tra autorità. La nascita di un sistema europeo coordinato tra le Financial Intelligence Unit – con standard comuni e tempi di risposta uniformi – punta a rafforzare la qualità delle segnalazioni e a creare un vero circuito di feedback loop tra operatori e autorità. Una prospettiva che potrà concretizzarsi solo se alla spinta normativa si accompagnerà un approccio collaborativo anche da parte dei destinatari.
Dalla discussione emerge, in definitiva, un messaggio chiave: un’unica lingua per il risk assessment e il monitoring, ma controlli calibrati per settore, prodotto e canale. L’armonizzazione è un traguardo necessario, ma richiede di mantenere viva la capacità di adattamento alle diverse realtà operative. L’efficacia del nuovo impianto europeo dipenderà dalla misura in cui saprà coniugare metodo comune e sensibilità specifiche, governance e pragmatismo.


