Being ethical is always good business

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Nel labirinto della gestione dei rischi, emerge una verità fondamentale: la compliance più efficace non si limita a proporre procedure impeccabili, ma si immerge nell’etica e nell’accountability che guidano l’intero sistema. All’interno di aziende dotate di strutture procedurali all’avanguardia, la vera distinzione risiede nell’elemento umano, nella condivisione dei valori e nell’ingaggio delle persone.

Qui, un fondamento etico solido si erge come il guardiano del business, riducendo in modo sostanziale le probabilità di incursioni in territori oscuri. È la visione di Ascensionato Raffaello Carnà, che guida lo studio Carnà & Partners, specializzato in corporate governance, compliance e sistemi di gestione dei rischi integrati, e che ha incontrato compliancedesign.it per discutere dell’evoluzione della compliance, dalle origini ad oggi.

“Being ethical is always good business” è il motto dello studio Carnà, che è “un vero e proprio credo confermato dall’esperienza maturata in tantissimi anni di professione”, chiarisce Carnà. “La nostra esperienza dimostra che agire correttamente ripaga a vari livelli, anche se, talvolta, comporta sacrifici o la rinuncia a opportunità a breve termine”.

 

Being ethical is always good business. La nostra esperienza dimostra che agire correttamente ripaga a vari livelli, anche se, talvolta, comporta sacrifici o la rinuncia a opportunità a breve termine

 

Acensionato Raffaello Carnà

Nel lungo periodo, tuttavia, “si tratta di un investimento eccellente, dai ritorni molto gratificanti”. Questo principio vale “sia per noi consulenti che per le aziende che adottano una rigorosa cultura etica”. La fiducia guadagnata attraverso comportamenti appropriati “è un bene inestimabile”, e il suo valore “si manifesta nel tempo” ed “è riconosciuto dal mercato”. Per Carnà, quindi, “l’integrità è un principio non negoziabile”. Tuttavia, “non ci limitiamo a promuoverla solo come un’idea, ma la sosteniamo quale pratica concreta e tangibile”. L’etica va vissuta e praticata attraverso l’esempio, poiché “pretendere che i nostri partner siano etici richiede innanzitutto il nostro impegno in modo effettivo e percepibile”.

Il binomio tra Carnà e compliance ha radici ormai molto risalenti nel tempo. Da quando nel 2003, il fondatore, durante un corso alla London School of Economics di Londra, si è confrontato, per la prima volta, con la nuova (ed innovativa) normativa italiana, il decreto legislativo 231/2001.

“Uno dei momenti cruciali della mia carriera è stato, poi, il coinvolgimento in una consulenza tecnica di parte per una tanto rinomata quanto seria multinazionale farmaceutica, esposta in un complesso procedimento 231”, racconta Carnà. “Quell’esperienza, pionieristica e molto intensa, ha segnato l’inizio di una specializzazione che oggi, come studio, ci vede concentrati in modo quasi esclusivo sulla compliance”.

Nel corso degli anni, la funzione compliance ha vissuto una trasformazione significativa, passando da un mero adempimento formale a un ruolo di business partner strategico. Inizialmente era il cosiddetto “tick the box”, un adempimento; oggi, soprattutto nelle realtà organizzative avanzate e consapevoli dei rischi, “la compliance si è trasformata in un prezioso business partner che concorre a creare una profonda cultura e maturità aziendale”.

 

L’errore può esserci: per certi versi è necessario e funzionale alla crescita. La tranquillità del confronto rappresenta la base per la compliance effettiva, efficace nel prevenire le situazioni di rischio a favore di una moderna fearless organization

 

La compliance moderna è sempre meno proceduralizzata, punta invece fortemente sull’accountability e sull’ingaggio delle persone. “Si tratta di una prospettiva dinamica e aperta al cambiamento”, in cui la compliance non solo accoglie ma addirittura auspica la collaborazione con le varie funzioni aziendali e, in generale, con tutti i dipendenti dell’organizzazione. “Questi devono avvertire la serenità di potersi confrontare con la consapevolezza che l’errore non deve spaventare”. L’errore può esserci: “per certi versi è necessario e funzionale alla crescita”. La tranquillità del confronto rappresenta la base per la compliance effettiva, efficace nel prevenire le situazioni di rischio a favore di una moderna fearless organization.

La missione della compliance si è quindi trasformata radicalmente, passando da un approccio reattivo a uno proattivo, con l’obiettivo di intercettare, prevenire e gestire situazioni di rischio per favorire l’efficienza operativa aziendale. Di conseguenza, si sono evoluti l’approccio professionale e l’offerta dei servizi dello studio Carnà. “Oggi ci proponiamo con l’ambizione di fornire alle aziende un contributo che vada oltre la mera conformità formale. Cerchiamo, attivamente, di essere riconosciuti come un partner strategico che contribuisce, attivamente, alla creazione del valore per le aziende con cui collaboriamo. Ogni azienda è unica e forti di questa consapevolezza, non si può offrire una consulenza standardizzata; è necessario, invece, immergersi nell’organizzazione aziendale, nella sua cultura e tradizione, per coglierne l’essenza e poter agire in modo appropriato e funzionale”.

La missione della compliance si è quindi trasformata radicalmente, passando da un approccio reattivo a uno proattivo, con l’obiettivo di intercettare, prevenire e gestire situazioni di rischio per favorire l’efficienza operativa aziendale. Di conseguenza, si sono evoluti l’approccio professionale e l’offerta dei servizi dello studio

È innegabile che, storicamente, esistano settori più tradizionali rispetto alla funzione compliance; ci si riferisce, in particolare, a quelli altamente regolamentati, quali, ad esempio, gli intermediari finanziari. “In questi contesti, la compliance tradizionale è stata, storicamente, indotta e guidata dalla normativa vigente”. Tuttavia, in altri settori, “sono molteplici le aziende che oggi avvertono la necessità di implementare propri, volontari, programmi di compliance”. In entrambi i casi, però, l’azione della compliance deve assumere i connotati di “una strategia basata sul rischio, che emerge dalla collaborazione con il top management e gli imprenditori”, sottolineando l’importanza della dialettica e della comprensione condivisa degli obiettivi aziendali nella cornice normativa di riferimento.

Non a caso, in passato, la compliance si paragonava ai freni di un’auto da corsa, “ma oggi non è e non può essere un freno”. La compliance è una sorta di “navigatore che deve concorrere alla definizione della strategia e del percorso aziendale”. Secondo Carnà, la compliance “aiuta nell’identificazione delle criticità, le curve strette, indica dove è necessario avere ottimi freni per superarle nel modo più veloce possibile. Allo stesso tempo, individua i rettilinei in cui si può correre alla massima velocità”.

 

Non è raro incontrare compliance officer laureati in giurisprudenza o economia ma, anche, in discipline scientifiche e tecniche (chimica, ingegneria o matematica) nonché umanistiche

 

La compliance, secondo Carnà, diventa una materia multidisciplinare, dove gli esperti giocano un ruolo chiave. “È interessante notare che, specialmente tra i neolaureati in discipline economiche, la compliance non sia considerata la destinazione più naturale”. Tuttavia, “si registra una costante e crescente richiesta da parte delle aziende verso risorse da impiegare nell’ambito della compliance”. Mentre è chiaro che la compliance stia guadagnando valore strategico all’interno delle gerarchie aziendali, è altrettanto rilevante notare che questa funzione abbraccia una varietà di discipline. “Non è raro incontrare compliance officer laureati in giurisprudenza o economia ma, anche, in discipline scientifiche e tecniche (chimica, ingegneria o matematica) nonché umanistiche”.

La trasversalità della compliance riflette la sua complessità e la necessità di competenze diversificate per affrontare le sfide cui sono chiamate le aziende”. Oltre alle competenze tecniche, comunque, “chi si occupa, o vorrà occuparsi di compliance, dovrà avere delle soft skills che consentano non solo di integrarsi nell’organizzazione ma anche, e soprattutto, di essere riconosciuti quale partner affidabili e che conoscono il business”[…] continua a leggere People in Compliance#27