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Il futuro si costruisce tra governance, fiducia e cultura manageriale

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In un’epoca segnata dalla digitalizzazione, dalla scarsità di competenze e dalla fragilità del capitale umano, le imprese italiane, soprattutto le PMI, sono chiamate a una trasformazione non solo tecnologica, ma innanzitutto culturale. È il tema centrale di Imprese al futuro, il libro firmato da Sergio Novello, Presidente e Amministratore Delegato di Sonepar Italia, manager con oltre 30 anni di esperienza. Ma è anche la chiave per leggere il suo approccio al governo delle organizzazioni complesse: un equilibrio tra responsabilità, innovazione e concretezza.
Come si costruisce un’impresa sostenibile nel tempo? Non solo in senso ambientale o economico, ma culturale, organizzativo, etico? A questa domanda cerca di rispondere Imprese al futuro.

La cultura del futuro passa dalla managerializzazione delle PMI

«Oggi le PMI italiane non possono più permettersi di essere solo “imprese di prodotto”», osserva Novello. «Devono diventare imprese di governance, capaci di crescere anche nei processi, nei ruoli, nelle regole». Il punto non è importare acriticamente modelli esterni, ma fondere l’approccio analitico e sistemico con le virtù dell’imprenditorialità italiana: creatività, resilienza, capacità di risolvere problemi in contesti complessi.
«La nostra forza è l’ingegno. Ma ci manca spesso l’altra metà del cielo: la disciplina, l’organizzazione, la capacità di fare sistema. Il libro vuole suggerire un equilibrio possibile, un percorso praticabile per far convivere questi due mondi».

Per farlo, Novello adotta una chiave narrativa inedita. Invece del saggio tradizionale, sceglie un protagonista: Cesare Amedeo Bertossi, personaggio fittizio che accompagna il lettore in un viaggio fatto di errori, scelte e riflessioni.
«Dentro Cesare ci sono tanti imprenditori e manager che ho conosciuto in questi anni, e ci sono anche io».

Attraverso la sua storia, il libro porta alla luce nodi critici ricorrenti: il passaggio generazionale, la governance familiare, la difficoltà nel definire ruoli e responsabilità, la mancanza di cultura organizzativa. Ma anche il potenziale enorme di un’azienda che decide di crescere nella sua struttura e nella sua visione.

I cinque archetipi dellimprenditore

Il libro classifica gli archetipi imprenditoriali: cinque profili narrativi che rappresentano le fasi evolutive dell’imprenditore e della sua azienda. Dal Re Sole, che accentra tutto, all’Imperatore, che delega ma mantiene il controllo; dal Principe illuminato, che valorizza il team, al Presidente, che supervisiona senza operare; fino al Primo Ministro, manager nominato da altri, come in molte multinazionali.
«Ogni archetipo ha i suoi rischi e le sue opportunità. Il punto è sapere dove ti trovi e dove vuoi andare. Il mio libro contiene anche un questionario di autovalutazione, per aiutare l’imprenditore a capire a che punto è e in quali leve investire per evolvere».
È un invito alla consapevolezza: non esiste crescita sostenibile senza trasformazione della leadership. E non c’è leadership moderna senza capacità di ascolto, di collaborazione, di apertura al management.

Dal controllo alla fiducia: il nuovo patto interno

Per Novello, la compliance non si separa dal controllo come dovere manageriale. «Controllare non vuol dire non fidarsi. Vuol dire prendersi cura del funzionamento dell’organizzazione. Vuol dire sapere cosa accade, per poterlo migliorare».
Il problema non è il controllo, ma come lo si esercita. «Può essere coercitivo o motivante, punitivo o formativo. Noi preferiamo la seconda via. Un audit ben fatto ti fa crescere: ti fa capire perché una procedura è più efficace di un’altra. Ti migliora. Non ti limita».
Questa idea si traduce in una forte enfasi sulla definizione dei ruoli e sulla trasparenza. «Non esiste cultura organizzativa senza un’organizzazione che conosca sé stessa. Senza ruoli chiari, processi codificati, responsabilità assegnate. Solo così si crea fiducia vera, quella che non si rompe alla prima difficoltà».
E aggiunge: «Dove non c’è chiarezza, crescono i sospetti. E i sospetti logorano tutto: le relazioni, le energie, i risultati».

Compliance, etica e leadership: una questione di cultura

In questo quadro, la compliance non è una funzione a sé stante. È un riflesso della cultura aziendale. «Un’azienda etica è un’azienda che rispetta sé stessa, non solo le regole esterne. La compliance non è il risultato di un obbligo, ma di una scelta culturale».
Non a caso, Novello parla spesso di “sostenibilità interna” prima ancora che ambientale: la sostenibilità di un’organizzazione capace di durare perché sana, giusta, coerente.
«Non si può delegare alla compliance il compito di educare l’azienda all’etica. Questo compito è della leadership. La funzione compliance deve aiutare, non sostituire».
L’educazione all’etica, per Novello, inizia dal vertice e si costruisce giorno per giorno, attraverso esempi coerenti e scelte responsabili.

L’autore è esplicito: compliance vuol dire costruire un business non ricattabile, fondato su regole chiare, condivise, interiorizzate.

La responsabilità del leader come custode del senso

Se l’etica è cultura, e la cultura parte dall’alto, allora la responsabilità del leader è prima di tutto pedagogica. «Il leader è colui che custodisce il senso. Che aiuta le persone a capire perché fanno quello che fanno. Che dà una direzione, anche nei momenti complessi».
Per questo, nel libro, il protagonista vive anche momenti di smarrimento, di errore, di contraddizione. Perché la leadership non è perfezione: è consapevolezza.
«Io credo che il vero cambiamento arrivi quando un imprenditore capisce che non basta “fare bene il proprio mestiere”. Deve anche imparare a far crescere gli altri, a costruire sistemi, a lasciare qualcosa che duri».

Tecnologia, persone e futuro: la sfida dellequilibrio

Il libro si chiama Imprese al futuro non a caso. «La tecnologia è solo un pezzo. Il vero cambiamento sarà quello culturale. E sarà un cambiamento umano, prima che digitale».
In questo senso, il concetto di compliance trova una nuova sintesi: «Stiamo entrando in un’epoca in cui le imprese che funzionano sono quelle che sanno essere intelligenti, collaborative e trasparenti. Quelle che non hanno paura di raccontarsi per quello che sono, di dichiarare i propri valori e di costruire coerenza nel tempo».
E per questo l’impresa del futuro è quella che mette insieme hardware e software: struttura e persone. Che sa darsi regole, ma anche guardare avanti. Che costruisce cultura, giorno dopo giorno. Con metodo, con passione, con responsabilità.

di Matteo Rizzi

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