Homeappunti di viaggioLo scudetto: io c’ero?

Lo scudetto: io c’ero?

Published on

È l’ultima giornata di campionato. Napoli gioca in casa contro il Cagliari. Se vince, è campione d’Italia. Ancora. Dopo lo scudetto di due anni fa, dopo una stagione piena di errori, frustrazioni e distanze. E invece, eccoli lì, di nuovo a un passo dal sogno.

Io vivo lontano da Napoli da tanti anni, e per questo mi definisco un napolide: quando sono via la esalto, quando torno forse mi sento come un pesce fuor d’acqua. Il tifo non si raffredda con la distanza. I miei figli, piccoli, crescono in un’altra città, ma hanno scelto il Napoli. Lo tifano in scuole dove dominano altri colori. Non seguono la massa, e non gliel’ho chiesto io. È venuto da sé. Per questo, per loro, questa partita era tutto.

Andare allo stadio non era un capriccio. Era costruire un ricordo che si sarebbero portati dietro per tutta la vita. Era tatuare Napoli nei loro occhi, non solo nei racconti o nei cori sentiti da lontano. Era far vivere ai miei figli il battito vero di Napoli — non quello raccontato, ma quello che esplode solo dentro lo stadio.

I biglietti? Introvabili. Il sito bloccato, code infinite, nessuna speranza.

A meno di fare una telefonata.

E lì si è aperta la vera scelta.
Perché potevo. Ho contatti. Ho amici nei posti giusti. Un messaggio e quei tre biglietti si trovavano.
Nessun illecito. Nessun abuso. Solo un favore.

Ma ho detto no.

Per coerenza? Per paura di sentirmi meno integro? Per automatismo professionale?

Non lo so nemmeno io.

So solo che ho pensato: se cedo adesso, se chiedo per me, anche solo per una cosa bella, vera, personale… domani cosa divento? Quella crepa si allargherà?

Così siamo rimasti fuori.
Abbiamo guardato la partita nel mio paesino (andare in città sarebbe stato impossibile, era tutto bloccato), davanti a un maxischermo, in mezzo a bambini, cori e sedie di plastica. I miei figli erano felici. Ma io, dentro, un po’ inquieto.

Il giorno dopo ho visto le storie, i post, i video.
Tanti colleghi, tante facce note. Tutti allo stadio. Con i figli. Con i contatti giusti. Tutti “più bravi” di me? O solo più liberi?

E lì ho sentito qualcosa che non era invidia. Era frustrazione.
Perché chi si muove, chi ha il passo “fluido”, certe porte le apre sempre.
E chi si ferma a pensare, a volte, resta fuori.

È lì che è arrivato il dubbio.

Non so se ho fatto la cosa giusta.
Forse ho tolto un sogno ai miei figli per restare coerente con un principio che non so più nemmeno se vale.
Forse no. Forse sì. Forse era solo orgoglio. O testardaggine.

Un giorno, magari, me lo chiederanno:
“Papà, perché non eravamo lì?”

E io dovrò rispondere.

“Perché non ho voluto chiedere.”

Ma la verità è che ancora oggi, a distanza di giorni, continuo a chiedermelo io.

Io c’ero?

Nota a margine
Questa storia è, in fondo, una metafora precisa della compliance in azienda.

C’è, lavora, protegge. Ma spesso resta fuori dallo stadio. Perché ha paura di cedere. Perché pensa che chiedere sia già perdere. Perché si è convinta che l’unico modo per restare integri sia non esporsi mai.

Ma è davvero così che si vive?
O si finisce per rinunciare troppo? Per restare ai margini anche quando si potrebbe esserci, in modo pulito, trasparente, consapevole?

Se la compliance fosse meno rigida, se imparasse a partecipare senza smettere di vigilare, forse il risultato cambierebbe.
Forse — proprio come in uno stadio — ci sarebbe spazio anche per tifosi diversi.
E quella diversità non sarebbe più un’eccezione. Sarebbe parte del gioco.

di un tifoso napolide

Iscriviti alla newsletter!

Be the first to find out all the latest news and events!

Latest articles

Vincenzo D’Imperio è il nuovo Responsabile internal audit manufactur Dior

Vincenzo D’Imperio ha assunto il ruolo di Internal audit director manufactur Dior. Come risulta dal...

Il Rischio non si Scarica: si Progetta

Nell’ambito del ciclo di incontri organizzati da ComplianceDesign.it in partnership con EY Forensic &...

Ogliari (Marsh McLennan): trasformare la compliance in una cultura viva, tra regole e buon senso

In un gruppo multinazionale che opera tra consulenza strategica, brokeraggio assicurativo e servizi professionali,...

La Legge del Ritmo

Ti sembra sfortuna? È solo realtà che ti ricorda come funziona davvero.Se ti sembra...

More like this

Vincenzo D’Imperio è il nuovo Responsabile internal audit manufactur Dior

Vincenzo D’Imperio ha assunto il ruolo di Internal audit director manufactur Dior. Come risulta dal...

Il Rischio non si Scarica: si Progetta

Nell’ambito del ciclo di incontri organizzati da ComplianceDesign.it in partnership con EY Forensic &...

Ogliari (Marsh McLennan): trasformare la compliance in una cultura viva, tra regole e buon senso

In un gruppo multinazionale che opera tra consulenza strategica, brokeraggio assicurativo e servizi professionali,...