Manager sotto pressione per aumentare i ricavi: lo dice il Global Risk e Compliance Report di Refinitiv
Causa Covid-19, più di 7 manager su 10 hanno dichiarato di essere sottoposti a pressioni estreme per ricostruire fatturato e catene di approvvigionamento e di essere sempre più in difficoltà nel contenere il crimine informatico, favorito anche dalle pratiche di lavoro da remoto.
È quanto rilevato dal report annuale Global Risk e Compliance di Refinitiv. L’indagine è stata condotta su un campione di 2920 manager, dal chief level al middle management, con ruoli di responsabilità nei processi di Risk & Compliance. Si tratta di manager che operano in aziende di grandi dimensioni, con un turnover medio di $24,3 miliardi, di trenta paesi del mondo, tra cui anche l’Italia.
Il 65% dei rispondenti ritiene che la pandemia abbia costretto a prendere scorciatoie nei processi di selezione clienti e due diligence: nel 2021 solo il 44% delle relazioni di terze parti è stato sottoposto a due diligence contro il 49% della precedente rilevazione (2019). Una possibile causa di questo declino può essere un maggiore difficoltà nell’ottenere i dati e la documentazione legale necessari per effettuare controlli approfonditi da parte di terzi. Gli intervistati hanno dichiarato di essere stati in grado di ottenere solo il 46% delle informazioni richieste, contro il 51% nel 2019.
L’utilizzo di tecnologie innovative viene considerato dall’86% degli intervistati un fattore chiave nella lotta contro le frodi contribuendo a identificare un maggior numero di crimini finanziari. Tra questi, i cyber-crimini sono tra quelli che hanno registrato una maggiore crescita in termini di priorità dopo la pandemia. In Italia, il 40% dei crimini finanziari noti ai manager è stato riportato formalmente all’esterno dell’organizzazione. I dati rivelano inoltre la correlazione diretta tra la consapevolezza del crimine finanziario e l’uso della tecnologia per individuarlo e prevenirlo: mentre il 66% degli intervistati esperti di tecnologia erano consapevoli della criminalità finanziaria, questa cifra è scesa al 40% per coloro che non utilizzano la tecnologia per combattere la criminalità finanziaria.
Segnali in chiaroscuro sembrano arrivare dai temi della sostenibilità a tutto tondo. Il 43% degli intervistati sottolinea una maggior attenzione per l’agenda ESG e, con la stessa percentuale (che diventa 39% Italia), ha dichiarato come la propria organizzazione abbia dato maggiore rilevanza ai crimini “green”. Questo trend, però, non risulta momento accompagnato da una crescita sostanziale delle risorse investite dalle aziende per prevenirlo: infatti solo l’8% delle azioni sono volte a contrastare i “green crime”, mentre la maggior parte delle risorse è impiegata per contrastare la frode (20%), il riciclaggio (16%), il furto e i crimini cyber (14%).
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