Generali Compliance Week: ogni parola, ogni gesto, ogni comportamento conta

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Creare e mantenere un ambiente etico è una delle principali priorità del Gruppo Generali.
L’annuale Compliance Week è stata l’occasione per l’intera organizzazione di riflettere sull’importanza dei comportamenti e sul ruolo del Codice di Condotta come fondamento per una cultura equa e inclusiva.
compliancedesign.it ha raccolto da Giada Conti e Livio Russo alcuni frame sulle motivazioni e sui risultati dell’iniziativa

Perché avete deciso di dedicare la Compliance Week al tema dell’etica
La cultura della Conformità e dell’Etica sono al centro del nostro DNA e sono i valori che hanno permesso a Generali di guadagnare la fiducia dei propri stakeholder e di conservarla per quasi due secoli. Di conseguenza creare e mantenere un ambiente di lavoro etico è da sempre una delle priorità del Gruppo.
L’etica ha un’importanza fondamentale all’interno di qualsiasi organizzazione. Tutte le imprese sono esposte a rischi legati a violazioni del quadro normativo ed etico, che potrebbero avere ripercussioni non solo dal punto di vista reputazionale ma anche economico. Per questo motivo è sempre opportuno comunicare a tutta l’organizzazione l’importanza dell’etica per tutte le attività dell’impresa.

Giada Conti
(Group Head of Group Compliance Education & Governance)

Un ulteriore elemento fondante di un approccio etico è legato alla necessità di far conoscere quanto più possibile i nostri canali interni di segnalazione delle violazioni del codice di condotta. Per rafforzare la nostra cultura dello “Speak Up” è necessario infondere, in tutti i nostri collaboratori, la consapevolezza che chiunque può segnalare comportamenti non etici senza la paura di subire ripercussioni o ritorsioni.
Nelle grandi aziende spesso è proprio la paura di subire ritorsioni a far sì che i dipendenti decidano di non segnalare anche casi evidenti di cattive condotte, abusi o altro, contribuendo – seppur involontariamente – al perpetuarsi di comportamenti che poi possono determinare gli scandali che conosciamo tutti.
Noi auspichiamo e lavoriamo per far sì che ogni dipendente del Gruppo Generali sia consapevole di poter contare sui canali di segnalazione e sul team della Compliance, qualora si senta vittima o assista a comportamenti non etici, con la garanzia che la propria segnalazione verrà presa in carico e gestita con la massima correttezza e riservatezza.

Quale sforzo organizzativo ha richiesto l’organizzazione dell’evento?
Come ogni anno, abbiamo potuto contare sul supporto e il coinvolgimento di numerose funzioni aziendali sia a livello centrale che locale, senza le quali la realizzazione di un simile evento non sarebbe possibile.
Con un lavoro sinergico da parte degli esperti del team di Compliance presenti in tutto il Gruppo, abbiamo innanzitutto definito il “concept” della Compliance Week in un’ottica “customer centric”, creando un apposito ambiente digitale presso cui tutti i dipendenti potessero fruire dei contenuti sia in modalità sincrona, sia on demand, tradotti nelle lingue in uso presso il Gruppo. Il network della Funzione Compliance, che ricordiamo comprende circa 450 persone presenti in tutto il mondo (Europa, Asia, Americhe), ha agito quale volano dell’evento garantendo una piena diffusione ed implementazione e contribuendo a quanto definito a livello di Gruppo con iniziative locali ad hoc.
Per quanto riguarda la campagna di comunicazione, abbiamo focalizzato l’attenzione su un messaggio semplice e di facile assimilazione, basato sul concetto che “ogni parola, ogni gesto, ogni comportamento conta”, declinato tramite alcuni visual tratti dal mondo dello sport. Abbiamo ovviamente utilizzato tutti i nostri canali di comunicazione interna, in particolare l’intranet aziendale di Gruppo, in modo da favorire la massima condivisione.
Due fattori hanno contribuito al successo di questa edizione: in primo luogo il “Tone from the Top” garantito dal coinvolgimento diretto dei nostri top manager che hanno condiviso il loro punto di vista e i messaggi chiave sulla centralità di continuare a costruire una cultura etica e incentivare lo Speak Up all’interno di Generali. In secondo luogo, in un’ottica di inclusione, la possibilità di fornire tutte le sessioni sottotitolate nelle 19 lingue ufficiali del Gruppo ha fatto sì che i messaggi potessero essere diffusi e fruiti dalla totalità della popolazione aziendale senza barriere linguistiche.

Livio Russo (Group Ethics Officer)

Cosa vi portate a casa, come lesson learnt da questo evento?
Innanzitutto la consapevolezza che a livello globale possiamo far affidamento su un gruppo di collaboratori eccezionali, che sono coinvolti con entusiasmo, competenza e professionalità in tutte le nostre sfide. Le nostre persone sono lo “strumento” più efficace per garantire un presidio dei rischi di compliance costante e capillare.
Oltre a ciò, come accennato prima, la grande soddisfazione per il coinvolgimento attivo dei nostri Top Manager.
Il Tone from the Top non deve rimanere solo un concetto astratto, o uno slogan facilmente spendibile, ma essere dimostrato con azioni e comunicazioni coerenti come è stato fatto durante la Compliance Week dove il Top Management con il loro sentito supporto, hanno dato prova di quanto ci credano e di quanto vogliano fungere da esempio in questo senso.

Quali KPIs usate per misurare l’efficacia del vostro programma, con particolare riferimenti ai temi dell’etica?
Nel 2022 è stato avviato il progetto degli Ethics KPIs per misurare il livello di cultura etica all’interno delle società del Gruppo. Sono stati identificati sette Pilastri indicativi del grado di maturità etica a loro volta misurati attraverso specifici indicatori di performance volti anche ad indicare obiettivi da raggiungere.

1. Allegations Insight: un’analisi delle segnalazioni di violazioni del codice di condotta;
2. Anti-Financial Crime Prevention: un’analisi sia del livello di fruizione dei training sulla prevenzione dei reati finanziari sia sul livello dei controlli;
3. Customer Advocacy: una valutazione sia della percezione del cliente rispetto ai prodotti o servizi che gli vengono offerti sia la percezione che i dipendenti hanno rispetto all’agire dell’azienda nei migliori interessi dei clienti;
4. Ethics Awareness: un’analisi del livello di fruizione della formazione e dell’impegno e consapevolezza della cultura dell’etica e del buon comportamento;
5. Diversity, Equity and Inclusion: una valutazione della percezione dei dipendenti hanno rispetto agli aspetti DEI;
6. Speak Up: la valutazione della fiducia dei dipendenti nei processi di segnalazione che riflette la loro percezione; e
7. Tone from the Top: iniziative di comunicazione del Top Management che dimostrino il loro impegno nell’affrontare temi etici.

Si fa un gran parlare di compliance come asset anziché come burden. Quali sono secondo voi le prossime sfide che il mondo della compliance deve affrontare?
Il ruolo della compliance è supportare il management e i dipendenti delle aziende a operare sul mercato nel rispetto di principi etici e delle disposizioni di normative interne ed esterne.
In un mondo sempre più complesso e con la proliferazione di normative specialistiche, il ruolo della compliance è sempre più rilevante sia come supporto all’interpretazione e all’adozione di processi efficienti nel rispetto delle regole, sia come funzione indipendente di controllo. Per le istituzioni finanziare la Funzione Compliance è obbligatoria essendo esplicitamente prevista dalle normative di settore, ma la sua importanza è testimoniata dal fatto che sempre più imprese anche industriali decidono di dotarsi di questa funzione, anche senza una previsione normativa.
La principale sfida è dotare la Funzione Compliance delle competenze necessarie, non solo normative ma anche tecniche, informatiche e di business, per essere un partner di valore per tutti i colleghi. Tra queste competenze ci sono anche le soft skill che consentano di gestire con la dovuta diligenza e attenzione anche le segnalazioni e le relative investigazioni più complesse. […] continua a leggere People in Compliance