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Rossetti (Leonardo): controllo consapevole tra export control e responsabilità diffusa

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Nel corso del suo intervento al talk romano sulle sanzioni internazionali – organizzato da ComplianceDesign.it in collaborazione con EY Forensic & Integrity Services e Orrick, Pierfilippo Rossetti, Senior Vice President per la Corporate & Divisional Compliance di Leonardo, ha offerto una testimonianza ricca e concreta su come un grande gruppo industriale affronti le complesse sfide legate al controllo dei beni dual use e alla mitigazione del rischio di diversion.

Il punto di partenza, ha spiegato, è una consapevolezza maturata nel tempo: già dal 2012, in occasione dell’acquisizione della società americana DRS, Leonardo ha adottato un Trade Compliance Program interno, anticipando di fatto molti degli standard oggi richiesti. Il programma, nato inizialmente per soddisfare le esigenze regolatorie statunitensi, si è evoluto nel tempo, diventando un riferimento consolidato all’interno dell’azienda. La cultura del controllo si è quindi rafforzata, tanto che oggi – sottolinea Rossetti – anche i colleghi non specializzati mostrano una predisposizione naturale a riconoscere l’importanza delle autorizzazioni e delle valutazioni precontrattuali.

Una delle difficoltà maggiori è quella di distinguere con precisione tra prodotti militari, duali e civili. A volte, infatti, basta una vite o un bullone progettato “appositamente” per cambiare completamente la classificazione di un componente. Per questo è fondamentale porsi – già nelle fasi iniziali – alcune domande chiave: che cosa si sta vendendo, a chi, dove, come e perché. Rispondere in modo strutturato a questi interrogativi significa incasellare correttamente l’operazione e adottare le misure adeguate.

Leonardo ha sviluppato strumenti concreti a supporto di questo processo. Tra questi, una lista di 38 Paesi considerati “sensibili”, e che non si limita a considerare le restrizioni all’esportazione, ma include anche valutazioni legate ai diritti umani e alla reputazione dell’azienda. In particolare, per i beni militari e dual use, viene effettuato uno screening istituzionale che rappresenta al tempo stesso un obbligo e uno strumento di mitigazione. Più complesso, invece, è il panorama legato ai beni commerciali, dove il rischio è totalmente d’impresa e richiede un’attenta analisi del contesto e della bontà dell’operazione.

Un aspetto centrale dell’intervento di Rossetti riguarda il ruolo della funzione Compliance, che in Leonardo è terza rispetto al business e risponde direttamente all’amministratore delegato. Questo assetto garantisce indipendenza nelle valutazioni e centralità nei processi decisionali. Il sistema aziendale prevede deleghe formali per i controlli su armamenti, beni duali e attività doganali, tutte assegnate direttamente alla funzione compliance, che assume quindi anche una responsabilità piena – o accountability – su questi fronti.

Uno degli strumenti fondamentali per la prevenzione della diversion è l’end-user statement, il documento che identifica in modo chiaro il destinatario finale dei beni. Sebbene in molti casi si tratti di un requisito di legge, la sua funzione reale è quella di tracciare la responsabilità lungo tutta la catena della transazione. Leonardo adotta sistemi di analisi articolati, che coinvolgono il know-your-customer, il controllo sulle controparti, l’analisi dei Paesi coinvolti e la verifica dell’utilizzatore finale. Non si tratta solo di screening automatici con tool dedicati, ma di vere e proprie valutazioni di rischio, condotte con il contributo di più funzioni aziendali.

La gestione del rischio di sanzioni e diversion, infatti, non è appannaggio esclusivo della compliance: è una responsabilità distribuita che coinvolge anche le funzioni legali (soprattutto per la redazione delle clausole contrattuali), il procurement (nodo cruciale per la categorizzazione dei beni in ingresso), gli ingegneri (fondamentali nella classificazione tecnica) e il program management. Questo dialogo interdisciplinare si concretizza, ad esempio, nei comitati di categorizzazione o negli integrated project team, in cui le diverse competenze si confrontano per classificare correttamente i prodotti, sia nella fase di progettazione che in quella di approvvigionamento.

Leonardo ha introdotto l’obbligo, nei confronti dei fornitori, di dichiarare la natura dei beni che vengono acquistati. Un passaggio fondamentale, poiché molte delle forniture sono realizzate su specifiche tecniche definite da Leonardo stessa. Questo implica che la responsabilità della corretta classificazione – se militare o civile – ricade spesso sull’original manufacturer, secondo una regola chiave del sistema export control. Allo stesso tempo, è necessario evitare forme di over-compliance che possano portare a classificazioni eccessivamente restrittive, e dunque penalizzanti per l’operatività.

Il perimetro dell’attività di Leonardo è ampio e articolato: comprende divisioni come aeronautica, elettronica, elicotteri, cyber & security e spazio, e si estende su tutti i domini – terrestre, navale, aereo e cibernetico. Questa complessità ha spinto l’azienda a sviluppare strumenti su misura, calibrati sulle esigenze specifiche di ciascuna divisione. In ambito dual use, Leonardo gestisce decine di prodotti, con centinaia di richieste di autorizzazione presentate ogni anno. Sul versante militare, le istanze sono oltre duemila l’anno per alcune migliaia di voci di prodotto.  Numeri che testimoniano la necessità di un sistema strutturato e altamente informatizzato, capace di garantire controllo, tracciabilità e responsabilità in ogni fase del processo.

La testimonianza di Rossetti restituisce un’immagine chiara: quella di un’azienda che ha fatto della compliance un elemento centrale della propria governance, non per vincolo normativo, ma per reale consapevolezza del rischio e volontà di posizionarsi come interlocutore affidabile e responsabile in uno scenario globale sempre più complesso e regolato.

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