Un confronto ad ampio raggio su etica, controllo e qualità delle segnalazioni nel sistema antiriciclaggio italiano è stato al centro dell’intervento del sostituto procuratore Eugenio Fusco durante la seconda edizione di AML Integrity Design, svoltasi a Milano il 4 giugno. L’evento, organizzato da ComplianceDesign.it e AITRA, in collaborazione con BonelliErede e Confindustria Assoimmobiliare, ha riunito operatori istituzionali, legali e finanziari attorno ai temi chiave della compliance.
Nel cuore del sistema antiriciclaggio c’è una consapevolezza sempre più diffusa: l’efficacia dell’intero impianto si regge sull’integrità e sull’autonomia di chi, all’interno degli intermediari, è chiamato a intercettare e segnalare operazioni sospette. A rafforzare questa convinzione è l’esperienza giudiziaria maturata sul campo, che mostra quanto la figura del referente antiriciclaggio debba essere indipendente, competente e in grado di mantenere lucidità anche in contesti difficili.
Talvolta, infatti, il rischio non è solo quello dell’omissione per timore, ma quello della collusione per interesse. Si passa da funzionari intimoriti da ambienti opachi, a soggetti coinvolti in relazioni d’affari con clienti segnalabili. In questi casi, le segnalazioni risultano parziali, errate o del tutto assenti, e non è infrequente che emergano profili penalmente rilevanti, come il reato di depistaggio (art. 375 c.p.).
La qualità delle segnalazioni, fortunatamente, è in costante miglioramento. Non si tratta più di intuizioni isolate, ma di analisi supportate da strumenti tecnologici avanzati, che permettono di incrociare dati bancari, fonti aperte e conoscenze operative. Questa evoluzione è il frutto di una collaborazione ormai rodata tra UIF, Guardia di Finanza e Procure, e nel caso di Milano, rafforzata da lettere di intenti e protocolli operativi condivisi.
Un aspetto emerso con forza è la centralità della tutela del segnalante. Se si vuole davvero incentivare la collaborazione degli operatori – dagli intermediari fino a figure come avvocati e commercialisti molto più legati da un rapporto fiduciario con il cliente – è fondamentale garantire protezione effettiva, anonimato e neutralità. In un sistema che pretende responsabilità, deve esserci anche la certezza di un perimetro sicuro per chi agisce correttamente.
A distanza di anni dall’introduzione della normativa antiriciclaggio, si è passati da un modello quasi artigianale, fondato sull’intuito del singolo, a un impianto solido e multilivello, fondato su dati, interoperabilità e capacità analitica. Tuttavia, come ricordato più volte da chi opera quotidianamente su questi dossier, tutto parte dalla segnalazione. Se quella base viene meno, il sistema non può funzionare.
Ecco perché investire in formazione, consapevolezza e protezione per chi segnala non è un’opzione: è una condizione essenziale per la tenuta dell’intero sistema.