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Il Rischio non si Scarica: si Progetta

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Nell’ambito del ciclo di incontri organizzati da ComplianceDesign.it in partnership con EY Forensic & Integrity Services, il webinar “Crisis Management e rischi assicurabili” ha offerto un’occasione di confronto interdisciplinare su un tema che, troppo spesso, viene affrontato in modo frammentato e settoriale.

Il panel, moderato da Piero Di Michele (Partner – EY Forensic & Integrity Services), ha visto la partecipazione di Giulio Carli (Director – R.I.B. Reinsurance International Brokers), Francesco Masiello (Head of Internal Audit, Risk & Compliance – Interpump Group) ed Enrico Simone (Head of Legal & Compliance Officer – Central South East Europe, Bureau Veritas Group).

Il primo nucleo tematico ha riguardato il ruolo della governance come elemento abilitante per una gestione efficace dei rischi. È emersa la l’esigenza di approcciare in modo integrato valutazioni tecniche e scelte decisionali, evitando di ridurre il risk management ad un puro esercizio di compliance. La finalità deve essere acquisire consapevolezza dei rischi e contezza, non la mera valutazione dei rischi stessi.

La copertura, infatti, non può essere considerata come un prodotto da attivare ex post, ma come uno strumento che entra nella progettazione complessiva della resilienza aziendale, sin dalle fasi di budgeting e pianificazione.

Enrico Simone

Successivamente, l’attenzione si è spostata sui modelli operativi adottati nei gruppi industriali. È stata evidenziata l’importanza di superare approcci statici e periodici a favore di modelli dinamici e continuamente aggiornabili, in grado di reagire con prontezza a eventi esogeni e sistemici. Il risk management, in questo contesto, non deve limitarsi alla mappatura dei rischi, ma deve evolvere in funzione delle trasformazioni che investono i mercati, i contesti geopolitici e le filiere produttive. Di particolare rilievo è il tema dell’interoperabilità tra le funzioni: finance, legal, compliance, audit e controllo di gestione devono essere coinvolte in un sistema che superi i silos e promuova un’intelligenza organizzativa diffusa.

Francesco Masiello

Il dialogo ha posto anche l’accento sul rapporto con il mercato assicurativo, sottolineando la distanza – talvolta strutturale – tra il linguaggio tecnico delle coperture e le esigenze operative delle imprese. È stato evidenziato come spesso le soluzioni assicurative offerte siano eccessivamente standardizzate e poco aderenti al profilo specifico di rischio dell’azienda. Per colmare questa distanza, diventa essenziale un coinvolgimento attivo dei broker sin dalle fasi di risk assessment, favorendo la co-progettazione di pacchetti personalizzati e sostenibili. In questo senso, la presenza di professionisti esterni qualificati può contribuire a potenziare le capacità interne, valorizzando la conoscenza dei processi e le specificità settoriali.

Giulio Carli

Altri spunti di approfondimento hanno riguardato l’evoluzione dei prodotti assicurativi, inclusa l’introduzione di coperture parametriche e l’applicazione dell’intelligenza artificiale nei modelli predittivi. Tecnologie e dati possono infatti offrire un supporto concreto nella valutazione ex ante e nella definizione di strategie di protezione più efficaci, soprattutto in contesti caratterizzati da volatilità e incertezza.

Il confronto si è chiuso con alcune riflessioni operative. Tra le proposte condivise, l’importanza di aggiornare i registri dei rischi aziendali con una logica che evidenzi chiaramente quali minacce siano trasferite, trasferibili o strutturalmente trattenute. È stato anche suggerito di adottare un approccio circolare e interdisciplinare alla gestione dei rischi, aprendo tavoli di coordinamento permanenti tra funzioni interne e partner esterni. In questo modo, anche il tema assicurativo può uscire dalla logica del “costo inevitabile” per diventare parte di una strategia di efficienza e valorizzazione della continuità aziendale.

Piero Di Michele

Il messaggio finale è chiaro: la convergenza tra chi valuta i rischi e chi li copre non è solo auspicabile, ma necessaria. E non va trascurato un aspetto chiave: l’integrazione tra questi mondi può generare non solo una maggiore protezione, ma anche una migliore allocazione delle risorse, fino a produrre – in alcuni casi – una riduzione sensibile dei costi.

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