Indagine sul Whistleblowing in Italia (2023)

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A due mesi dall’entrata in vigore della Legge Italiana sul Whistleblowing (d.Lgs n. 24/2023), in che misura e come le aziende italiane si sono adeguate ai nuovi requisiti?

EQS Group Italia in collaborazione con EY Italia ha presentato i dati inediti della seconda indagine sul whistleblowing nelle aziende italiane.
L’inchiesta – condotta tra il 4 settembre e l’8 ottobre 2023 – mira a fotografare le correnti modalità di raccolta e gestione delle segnalazioni nelle aziende e organizzazioni italiane, così come a rilevare gli impatti che la recente entrata in vigore della Legge Italiana sul Whistleblowing (d.Lgs n. 24/2023) ha avuto su strumenti e processi in materia, grazie al confronto tra le evidenze emerse nell’edizione 2022 e quella di quest’anno. È possibile visionare il report completo su sito di EQS Group cliccando sul seguente link risultati survey

Sul campione di 135 aziende intervistate, provenienti da differenti settori e con diverse dimensioni, solamente un 16% dichiara di non essere in possesso di un sistema di segnalazione di illeciti interno. Questo dato evidenzia un miglioramento rispetto a quanto rilevato nel 2022 (22%) e lascia presupporre un nesso positivo con l’arrivo della nuova disciplina italiana in materia.

Solo il 16% di aziende dichiara di non avere avuto, negli ultimi 12 mesi, un sistema di segnalazione interno

Tuttavia, analizzando in dettaglio la composizione delle aziende sprovviste di un sistema, si rileva la presenza di organizzazioni con oltre 250 dipendenti (23% sul 16% totale), che risultano quindi inadempienti rispetto ai nuovi requisiti del d.Lgs n. 24/2023 in vigore su questo segmento di aziende dallo scorso 15 luglio.

Tra le aziende senza un sistema di segnalazione, il 23% hanno più di 250 dipendenti, nonostante il termine di adeguamento sia giò passato

Analizzando la scelta del canale di segnalazione messo a disposizione, invece, quest’anno si attesta al primo posto (66%) la piattaforma in cloud realizzata da provider esterni e solamente al secondo posto l’utilizzo di una casella e-mail dedicata (53%). Malgrado la rinnovata attenzione verso la sicurezza del sistema, si evidenzia che il 20% delle aziende intervistate dichiara di affidarsi solamente alla casella e-mail per la ricezione delle segnalazioni di illeciti. Anche rispetto a questo punto, non pare essere ancora ultimato l’adeguamento alla nuova normativa né alle nuove linee guida pubblicate da ANAC che considerano la mail non compliant.

Presa in carico delle segnalazioni
Rispetto alla scelta del destinatario e gestore delle segnalazioni, invece, l’organismo di vigilanza (O.d.V.) si conferma anche quest’anno al primo posto (41%), anche se emerge un netto aumento – soprattutto nelle aziende con oltre 1000 dipendenti – dell’affidamento della tematica a un organo collegiale interno preposto (ad esempio il cd. “Comitato Whistleblowing”) che dal 15% del 2022 sale al 26% – sintomo di una crescente volontà di occuparsi direttamente del tema.

 

I whistleblower sono ancora in maggioranza dipendenti diretti dell’organizzazione nonostante si noti un aumento di 3 punti in percentuale di segnalazioni provenienti da dipendenti di aziende fornitrici o partner dell’azienda in questione. Questo incremento può essere fatto risalire all’ampliamento dell’ambito soggettivo imposto dalla nuova legge italiana che, come per la Direttiva UE 2019/1937, prevede l’estensione delle tutele a queste categorie. Tra chi segnala, inoltre, oltre il 60% sceglie la modalità di tipo anonimo, ora garantita dalla maggior parte delle aziende sebbene non obbligatoria per legge.

In media le aziende italiane ricevono 6,7 segnalazioni di sospetti di illeciti ogni anno con un aumento rispetto a quanto emerso lo scorso anno per le fasce di 250-999 dipendenti (6 vs. 1,5 del 2022), 1.000-4.999 dipendenti (5 vs. 3,2) e 5.000-10.000 (18 vs. 15,5). La bontà di queste segnalazioni viene confermata da percentuali che toccano il 90% per quanto riguarda la conseguente apertura di un’indagine interna atta ad approfondire quanto riportato dai whistleblower così come dalla presa di provvedimenti disciplinari per una media del 20% dei casi, dato in aumento rispetto al 2022 (17%) e che sfiora il 34% per le aziende con 250-500 dipendenti.

Le aziende di dimensione sotto i mille dipendenti scelgono di affidare la presa in carico delle segnalazioni all’OdV. Le azinde sopra i mille dipendenti hanno optato per la funzione di Internal Audit. Le aziende sopra i 5 mila dipendenti si affidano all’organo collegiale o alla funzione di Internal Audit.

Le segnalazioni, per lo più dedicate a temi afferenti allo scorretto trattamento dei dipendenti e il conflitto di interessi vengono chiuse e archiviate solamente nel 33% dei casi in conformità con le tempistiche previste dalla legge italiana (7 giorni per la notifica della ricezione del caso e 90 per la comunicazione dell’esito). Il 60% dei rispondenti, invece, si dichiara non in grado di stimare le relative tempistiche – indicatore che evidenzia la necessità di dotarsi di strumenti adeguati al monitoraggio di questo parametro. Non pare essere un caso, il fatto che il 31% di queste aziende faccia affidamento solamente a canali di tipo tradizionale, come la casella e-mail, la posta oppure la linea telefonica.

 

Per finire, si segnala che le aziende italiane, oltre al semplice adeguamento ai requisiti normativi previsti, si stanno impegnando a promuovere una cultura organizzativa basata su trasparenza e fiducia, come dimostrato dal 60% di rispondenti che hanno deciso di dare la possibilità di segnalare anche illeciti su tematiche non comprese nella legge.

È possibile visionare il report completo su sito di EQS Group cliccando sul seguente link risultati survey