Le nuove sfide dei compliance training: da tick the box ad engagement

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Un compliance program non può essere efficace senza che i destinatari ne comprendano i contenuti, che cosa effettivamente richieda e come uniformarsi allo stesso, e sappiano a chi rivolgersi in caso di dubbi o necessità

Le iniziative di training e awareness sono certamente uno dei pilastri su cui si fonda un compliance program efficace. Tuttavia, un compliance program non può essere efficace senza che i destinatari ne comprendano i contenuti, che cosa effettivamente richieda e come uniformarsi allo stesso, e sappiano a chi rivolgersi in caso di dubbi o necessità di comprensione o interpretazione.

Grazie alle iniziative di training e awareness, i Compliance Professional hanno la possibilità di raggiungere le persone e chiarire tutti questi aspetti. Senza ombra di dubbio, fare sì che le persone siano consapevoli delle tematiche di compliance e ci sia un costante dialogo aperto su tali temi fa sì che in azienda si crei una cultura di fiducia che si traduce in un’azienda etica, che attrae professionisti motivati e raggiunge un successo riconosciuto anche sul mercato.

Ma quali sono le sfide che devono affrontare i Compliance Professional nell’ambito di tali attività?

Sicuramente, oltre a temi di risorse, persone e budget messi a disposizione per tali attività, o push back in relazione alle ore impiegate in attività formative a discapito dell’operatività quotidiana, la sfida più grande è l’engagement. Come si fa ad ingaggiare le persone che coinvolgiamo in tali iniziative e far loro percepire il valore aggiunto? Vi è mai capitato di pensare che le iniziative di training e awareness vengono messe in atto in ottica tick the box rispetto alle normative vigenti?

Un primo obiettivo che ci dobbiamo porre è quello di passare da una logica di “cosa imparano” a “cosa sapranno fare” le persone a valle delle iniziative di training ed awareness. Quello che poi davvero può fare la differenza è il passaggio da “cosa sapranno fare” a “perché farlo”. In una logica di forte commitment ed engagement, di spinta a fare la cosa giusta, perché è giusta. Non perché è scritto, o perché è richiesto, o perché sono passibili di misure disciplinari.

Ma come si possono realizzare iniziative di training e awareness davvero efficaci ed engaging? La risposta è mettere la persona al centro. Infatti, a valle della definizione degli obiettivi, un primo step fondamentale è identificare i destinatari delle iniziative in maniera taylorizzata. In primis, occorre individuare classi di persone omogenee, per dipartimenti, attività o ruoli. E raggiungerli efficacemente attraverso esempi che possano sentire attinenti. L’engagement si realizza quando le persone si sentono vicine e coinvolte in temi che considerano teoretici, ma che in realtà impattano il loro quotidiano più di quanto pensino. Ad esempio, coinvolgere i colleghi del Procurement in un training dedicato all’individuazione dei conflitti di interesse, i colleghi delle Risorse Umane in training dedicati al trattamento e la sicurezza dei dati personali dei dipendenti, o ancora, i colleghi del Commerciale da coinvolgere in training Antitrust e Pratiche Commerciali Scorrette.

Inoltre, occorre trovare modalità di erogazione coinvolgenti: se si opta per modalità e-learning, questi devono essere chiari, coincisi. Negli ultimi anni si ricorre sempre di più all’utilizzo di gamification per rendere coinvolgente l’esperienza per i destinatari della formazione. Anche la classica modalità in aula, che oggi è resa più sfidante dal contesto della pandemia che influenza e influenzerà le dinamiche aziendali e di incontro, è certamente un’ottima occasione per avvicinarsi alle nostre persone e coinvolgerli nelle attività della Compliance.

Infine, è fondamentale che le iniziative di training non restino stand alone, ma rendano consapevoli le persone di una Compliance la cui porta è sempre aperta (ad esempio attraverso helpline dedicate o sezioni “Chiedi al tuo Compliance Officer”).

Pubblicazione di Elda Varrone tratta da lab4compliance.com

 

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