Penale in boutique o full service: scegliere il proprio “dna”

Share:

❝ La qualità resterà comunque l’unico vero elemento a fare la differenza ❞

compliancedesign.it ha intervistato Armando Simbari partner di DFS – Dinoia Federico Simbari Avvocati Penalisti. Nato professionalmente nella boutique di Massimo Dinoia, nel febbraio 2018 entra nel dipartimento White Collar Crimes di Dentons dove rimane quasi due anni prima di riunirsi con Dinoia e Fabio Federico nel progetto DFS.

L’ondata di Mani pulite nel 1992 contro la corruzione e il tema degli appalti e, ancora più profondamente, il d.lgs.231 del 2001 in che modo hanno influito sulle organizzazioni e sulla cultura della legalità?
In un certo senso, possiamo considerare le due esperienze come l’inizio e la fine di un percorso. Mani Pulite può essere interpretata come l’espressione di una cultura di illegalità diffusa, di cui tutti sapevano e che nessuno avrebbe voluto scardinare. Anzi, vi era una deliberata tendenza ad evitare processi interni alle aziende proprio per favorire iniziative di tipo illecito che consentivano di conquistarsi una posizione di supremazia e leadership nel mercato di riferimento.
L’avvento del Decreto 231, con i Compliance Programs ispirati al modello americano, hanno chiuso quel malcostume diffuso ed hanno rappresentato l’inizio di una nuova cultura aziendale nell’ambito della quale leadership è diventata anche e soprattutto trasparenza nei protocolli interni.

Ci sono altre esperienze che hanno avuto peso in questo processo di cambiamento culturale?
Credo che la vicenda Parmalat (scoppiata a fine 2003) abbia rappresentato una ulteriore tappa verso la cultura della legalità, per la dimensione del default e per il fatto di aver evidenziato un complesso sottobosco di relazioni border line tra azienda e professionisti (revisori, consulenti, auditors). Da quel momento, credo che la soglia dell’attenzione sia ulteriormente aumentata da parte di tutti.

 

Armando Simbari (DFS Avvocati Penalisti)

Cultura della legalità ma anche cultura d’impresa. Quanto è importante oggi una conoscenza di tipo aziendalistico oltre che giuridica?
Sono ormai diversi anni che noi penalisti siamo consci dell’importanza di conoscere e comprendere le dinamiche aziendali e commerciali dei nostri clienti. Siamo sempre meno arroccati nei nostri studi e sempre più presenti ai tavoli di lavoro dei consigli di amministrazione, per la prevenzione del rischio o per gestirlo nel momento in cui il rischio si concretizza. Credo che i professionisti più giovani, da questo punto di vista, siano naturalmente avvantaggiati, per la diversa forma mentis che li caratterizza e per le maggiori opportunità di conoscere la realtà che li circonda.

Quanto “pesa” oggi la compliance per un penalista e per la sua organizzazione?
La compliance è oggi centrale non solo per le organizzazioni complesse ma anche per le medie imprese. Questo perché molto spesso, anche all’interno delle realtà più piccole, si tende ad avere supporto finanziario esterno con l’ingresso di soci stranieri, che, prima di addentrarsi nel mercato italiano, impongono meccanismi di compliance stringenti.
Di conseguenza tutti i penalisti, senza eccezione tra “indipendenti” o legati a studi legali full service, si sono dovuti strutturare per far fronte alla sempre crescente richiesta da parte dei loro clienti.

Quale formula e organizzazione per il penalista del futuro.
Credo che rimarranno in piedi tutte le categorie, perché ognuna di esse ha skills che altre non hanno. Certamente il penalista di boutique ha il vantaggio di essere slegato da logiche di appartenenza e, pertanto, quando ci sarà bisogno di una opinion indipendente ovvero di una difesa dell’amministratore d’azienda in una posizione delicata e di potenziale conflitto rispetto alla società, rimarrà la prima scelta.
Il penalista di studi full service avrà sempre più una dimensione di consulente aziendale, perché l’indotto sarà per forza di cose più focalizzato al service verso gli altri dipartimenti. Ognuno sceglierà insomma il proprio “dna”, consapevole che la qualità resterà comunque l’unico vero elemento a fare la differenza.[…] continua a leggere People in Compliance