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Compliance e sostenibilità di filiera, supply chain due diligence

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Si è tenuto lo scorso 28 maggio un nuovo appuntamento del ciclo GRC talks sviluppato in collaborazione con EY Forensic & Integrity Services. Il talk dal titolo “Compliance e sostenibilità di filiera, supply chain due diligence” ha visto la partecipazione di Daria Angelini (Compliance Director Webuil), Antonio Buonafine (Head of Governance & Compliance Arvedi Group), Nicoletta Pia di Cagno (Compliance Director Versace), Gaetano Vittoria (Director Legal, Global Business Counsel/ESG, Nordic Regional Counsel McDonald’s) e la moderazione di Marianna Lamolinara (Partner EY Forensic & Integrity Services).     CLICCA qui per avere accesso al video integrale del talk 

Marianna Lamolinara

Il rischio di non compliance deve essere affrontato e gestito attraverso un ragionamento che coinvolga tutta la filiera. Questo approccio, guidato dalle esigenze del mercato, dei clienti e dei finanziatori, sta diventando sempre più cruciale sia in Italia che all’estero, riflettendosi anche nelle due diligence, dove le domande relative ai criteri ESG sono aumentate significativamente. Rispondere a queste richieste senza considerare l’intera supply chain è ormai impossibile.

Non basta più una due diligence stringente sul primo anello della catena con robuste clausole di compliance, ma è necessaria una gestione delle partnership che coinvolga tutti gli anelli della filiera. Tuttavia, molte filiere sono composte da piccole e medie imprese che mancano delle risorse e dell’organizzazione per soddisfare i requisiti di compliance. È quindi fondamentale lavorare in collaborazione per migliorare tutti gli anelli della catena in termini di governance, sviluppo tecnologico e innovazione. La gestione deve evolversi da un approccio separato a uno più olistico.

 

Non basta più una due diligence stringente sul primo anello della catena con robuste clausole di compliance, ma è necessaria una gestione delle partnership che coinvolga tutti gli anelli della filiera.

 

 

Daria Angelini

Sebbene i modelli organizzativi italiani, grazie all’implementazione del Decreto Legislativo 231, siano tra i più avanzati in Europa e preparino le aziende a rispondere adeguatamente alle esigenze dei mercati internazionali, in alcuni casi le normative non sono sufficientemente ampie per coprire tutte le necessità della filiera, soprattutto a livello internazionale. Le aziende devono quindi adottare sistemi di gestione che superino le prescrizioni normative, allineando tutti i partner agli stessi principi di tutela, siano essi ambientali, di sicurezza sul lavoro o altro.

È fondamentale quindi che l’approccio alla selezione delle terze parti vada oltre la semplice conformità formale e si concentri sulla sostanza. Troppo spesso ci si limita all’adeguamento formale alle normative, trascurando un impegno sostanziale, un approccio metodologicamente scorretto e pericoloso. Solo una forte cultura interna aziendale può colmare questo gap. Implementare un processo di selezione delle terze parti lungo tutta la catena di fornitura, su più livelli, è una scelta impegnativa che richiede significative risorse economiche, umane e temporali.

Antonio Buonafine

Per raggiungere questo obiettivo, il supporto del vertice aziendale è fondamentale, ma è altrettanto essenziale coinvolgere tutti gli stakeholder principali, poiché i rischi da gestire sono molteplici e complessi.

Le decisioni non possono essere demandate a una sola funzione aziendale. È necessario istituire una governance collegiale che permetta un confronto costruttivo tra diverse competenze (salute e sicurezza, finanza, legale, fiscale, compliance e risorse umane), specialmente per decisioni difficili come interrompere rapporti con fornitori storici o escludere fornitori problematici. Queste decisioni devono essere tracciabili per garantire trasparenza, protezione delle parti coinvolte e facilità di reporting al board, prevenendo future contestazioni.

È importante comunicare anche ai fornitori le ragioni di eventuali decisioni negative, incentivandoli a migliorare le loro pratiche e attivando un ciclo virtuoso che rafforzi l’intera catena del valore. Questo non solo migliora la sostenibilità e la conformità, ma crea anche una filiera più solida e responsabile, capace di rispondere adeguatamente alle sfide normative e di mercato.

 

La chiave del successo risiede nella consapevolezza e nella collaborazione tra tutti gli stakeholder aziendali, creando una sinergia che supera i semplici adempimenti normativi e promuove una cultura aziendale integrata e armoniosa, dove ogni dipartimento comprenda e supporti il lavoro degli altri, come in un’orchestra ben accordata.

 

Nicoletta Pia di Cagno

La recente legislazione europea offre un’opportunità unica per unificare linguaggio e messaggi a livello normativo. Questo impatto si estende anche alle aziende non europee, obbligando il business e i presidi di compliance a collaborare strettamente per interpretare e applicare correttamente le normative. È cruciale non solo comunicare efficacemente le implicazioni delle leggi al business, ma anche comprendere le esigenze operative dell’azienda, creando una collaborazione profonda e bidirezionale.

 

Gaetano Vittoria

La CSDDD influenzerà giuridicamente e contrattualmente le aziende, così come la normativa sulla reportistica – con applicazione più immediata – sta già imponendo un dialogo serrato tra business, legale e compliance. Questi cambiamenti, insieme ad altre normative settoriali (come il regolamento sulla deforestazione), rappresentano un’evoluzione culturale e giuridica che richiede un’intensificazione del confronto interno. La chiave del successo risiede nella consapevolezza e nella collaborazione tra tutti gli stakeholder aziendali, creando una sinergia che supera i semplici adempimenti normativi e promuove una cultura aziendale integrata e armoniosa, dove ogni dipartimento comprenda e supporti il lavoro degli altri, come in un’orchestra ben accordata […] continua a leggere People in Compliance#36

 

 

 

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