ENI: La sfida della compliance sarà l’evoluzione verso l’etica

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Nel panorama delle aziende italiane Eni è riconosciuta “best in class” sotto molteplici aspetti; da sempre si confronta con i peer internazionali, anticipando modelli virtuosi e definendo standard di riferimento per l’industria.

La compliance non fa eccezione, in un approccio innovativo che unisce al rispetto delle normative il supporto alla linea di business nel raggiungimento dei suoi obiettivi.

È un percorso iniziato già nel 2009, quando la società ha elaborato il primo compliance program anti-corruzione, il cui progressivo e costante sviluppo ha portato Eni ad ottenere nel 2017, prima società italiana, la certificazione ISO 37001:2016. Il modello si è dimostrato vincente nel fornire al management una vista integrata in merito alla gestione dei diversi profili di rischio in cui potrebbe incorrere nelle attività di business.

Gennaro Mallardo (Head of Eni Model 231 and Corporate Liability, Corporate Social Responsibility, Anti-Corruption & AML Compliance) e Susanna Luini (Head of Compliance Governance, Culture and Privacy) raccontano a compliancedesign.it l’evoluzione della compliance in Eni.

“Nel 2016 – racconta Mallardo – vi è stata un’importante modifica organizzativa: la separazione dell’area compliance dall’area legale e la costituzione di una funzione ad hoc – la Funzione Compliance Integrata – guidata da Luca Franceschini e posta a riporto diretto dell’Amministratore Delegato”. La costituzione della funzione Compliance Integrata “enfatizza l’aspetto dell’integrazione col business attraverso il supporto al management nell’assunzione di decisioni aziendali consapevoli. La compliance deve essere assicurata dalla linea di business, ma la nostra funzione può fornire strumenti e competenze per valutare i rischi e gestirli nel modo più opportuno attraverso un costante dialogo con la linea di business stessa per capirne le esigenze e le problematiche che deve affrontare” – prosegue Mallardo che racconta come nel tempo si percepisca una sempre maggior consapevolezza e sensibilità di tutto il management sull’importanza di questo dialogo continuo, anche attraverso la promozione della formazione sui temi di compliance da parte dei massimi vertici aziendali.

Il principale cambio culturale è consistito nel far comprendere alle linee di business l’importanza del coinvolgimento della compliance fin dall’inizio delle operazioni. “Vi faccio un esempio” continua Mallardo “le aree a maggior rischio – anche per valore – sono le operazioni di M&A e le joint venture. Il coinvolgimento delle funzioni di compliance sin dalle primissime fasi è fondamentale, perché consente sia a noi, ma soprattutto al business di intercettare i rischi di una potenziale operazione in una fase in cui è ancora possibile intervenire per mitigare eventuali criticità che dovessero emergere, anche attraverso la valutazione di possibili modifiche alla struttura dell’operazione stessa”.

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