Angelini (Webuild) Un mondo, diverse culture: un linguaggio comune per una visione etica del business

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All’interno di una multinazionale che opera su molteplici longitudini con molteplici culture e un numero elevato di fornitori e partner esterni, trasferire e comunicare i concetti etici a una popolazione estremamente diversificata diventa un obiettivo di primaria importanza.

“È essenziale passare oltre il mero rispetto delle norme per concentrarsi, invece, sulla modifica dei comportamenti, poiché una volta raggiunto questo obiettivo, il rispetto delle norme diventa naturale”, spiega Daria Angelini, Compliance Director & Data Privacy Officer di Webuild, una delle principali imprese al mondo del settore delle costruzioni e dell’ingegneria civile: costruisce dighe e impianti idroelettrici, opere idrauliche, ferrovie e metropolitane, aeroporti e autostrade, ed è la società capoguida nella costruzione del ponte sullo Stretto di Messina.

È essenziale passare oltre il mero rispetto delle norme per concentrarsi, invece, sulla modifica dei comportamenti, poiché una volta raggiunto questo obiettivo, il rispetto delle norme diventa naturale

 

“Punto di partenza è il rispetto delle basi legali, ma contemporaneamente dobbiamo stabilire degli standard per esse. Dobbiamo essere in grado di operare in modo uniforme e con una struttura organizzativa coerente, sia che ci troviamo in Australia, in Italia o in Etiopia”. Ciò implica adattare la comunicazione sulla compliance in modo flessibile. “Comunicare in un linguaggio comune significa semplificare senza banalizzare, essere chiari, diretti e focalizzati sui messaggi da trasmettere, pur mantenendo la complessità delle questioni trattate”.

Daria Angelini

All’interno di diversi paesi e organizzazioni si adottano approcci di conformità molto vari, con obiettivi e focalizzazioni differenti. Un esempio può essere l’attenzione verso la diversità e l’inclusione. “Da anni lavoriamo in Norvegia e in Danimarca, dove la diversità è radicata storicamente”. O in paesi come gli Stati Uniti o l’Australia, il whistleblowing è incoraggiato e considerato un modo per migliorare le condizioni di lavoro, “a differenza della percezione spesso negativa che può avere in Italia”.

 Dal punto di vista della conformità, Webuild dispone di un gruppo centrale che offre supporto e servizi a tutti i paesi coinvolti. “Questo garantisce un filo conduttore nella standardizzazione dell’approccio alla conformità”. Allo stesso tempo, l’azienda considera anche le specificità delle diverse aree geografiche, che possono essere modulate a seconda delle dimensioni del progetto o distanti in termini di fusi orari.

In Australia e negli Stati Uniti, Webuild dispone di uffici locali che fungono da punti centrali, “poiché è fondamentale essere in prossimità delle attività aziendali”. Nel corso degli anni, infatti, la funzione di compliance è riuscita a “instaurare un rapporto di fiducia come consulente interno alle altre funzioni”. Tuttavia, ciò implica anche essere reattivi nelle risposte, “il che richiede la presenza di presidi e uffici locali, in modo che le persone sappiano immediatamente a chi rivolgersi in caso di dubbi”.

Nel contesto delle grandi infrastrutture, sotto il profilo di compliance, la gestione della trasparenza e il rispetto della legalità rappresentano gli ambiti di intervento più rilevanti. A ciò si aggiungono rischi specifici del settore, come la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori. Inoltre, altri aspetti rilevanti sono la cybersecurity, la gestione delle informazioni e della privacy intese come tutela di informazioni su infrastrutture critiche. In senso più ampio, vanno considerati anche temi come l’antitrust e la concorrenza sul mercato.

Il salto digitale all’interno della nostra organizzazione internazionale è stato necessario per gestire l’enorme mole di informazioni provenienti dal territorio e per agire proattivamente per prevenire situazioni indesiderate

 

Per quanto riguarda il coinvolgimento delle imprese locali, l’azienda opera abitualmente in partnership, quindi i soci nei progetti di Webuild contribuiscono con la propria esperienza, capacità e tecnologie. “Poiché ci occupiamo di infrastrutture complesse, che richiedono diversi tipi di know-how, è importante riunire le competenze necessarie”.

In aggiunta, si lavora per governi e per progetti di carattere pubblico, quindi, “è giustamente richiesto di impiegare forza lavoro locale, utilizzare materiali e coinvolgere aziende del territorio”. Questo aspetto della compliance richiede un copioso lavoro di due diligence per valutare e verificare che tutti i partner operino secondo gli stessi standard e con lo stesso approccio etico, trasparente in materia di anticorruzione, di conflitti di interessi e di salute e sicurezza sul lavoro.

Per condurre controlli così vasti, l’azienda utilizza strumenti digitali e intelligenza artificiale. “Il salto digitale all’interno della nostra organizzazione internazionale è stato necessario per gestire l’enorme mole di informazioni provenienti dal territorio e per agire proattivamente per prevenire situazioni indesiderate”. Webuild ha implementato strumenti di process mining che consentono di monitorare costantemente le attività delle realtà operative. L’elemento umano rimane però fondamentale nel lavoro di compliance, “poiché ci permette di comprendere l’ambiente in cui le persone lavorano e di offrire un supporto efficace rispetto al singolo contesto”.

La vera sfida non è adattarsi alle normative, ma aiutare la filiera a farlo. Quando affrontiamo progetti infrastrutturali, coinvolgiamo anche piccole aziende locali che potrebbero non possedere la stessa consapevolezza sui temi di compliance.

 

La gestione della filiera viene anche impattata non solo dai rischi tradizionali ma pesano sempre di più i nuovi criteri legati alla sostenibilità. “Siamo particolarmente interessati alla Corporate Sustainability Due Diligence Directive poiché, per dimensioni e caratteristiche, ci troviamo pienamente coinvolti nei discorsi che hanno portato a molte riflessioni sull’andamento di questa direttiva”.  Tuttavia, la vera sfida non è adattarsi alle normative, ma aiutare la filiera a farlo.

“Quando affrontiamo progetti infrastrutturali, coinvolgiamo anche piccole aziende locali che potrebbero non possedere la stessa consapevolezza sui temi di compliance. Parliamo di sostenibilità, di governance, controllo delle emissioni e altre tematiche simili, e le aziende locali, composte da poche persone, potrebbero non avere la preparazione necessaria per gestire questi argomenti in maniera strutturata”. Pertanto, Webuild si sta concentrando nell’assistere queste aziende non solo nell’adattarsi agli standard della società, “ma anche nel crescere con il nostro supporto, in modo che siano preparate ad affrontare i nuovi requisiti che stanno emergendo”.

La sfida è anche geopolitica in quanto Webuild opera nel trasferimento di materie prime, impianti e personale su scala globale. Il regime sanzionatorio internazionale impone di porre grande attenzione non solo alla selezione dei paesi in cui operare ma, ma anche nella gestione delle operazioni ordinarie […] continua a leggere People in Compliance#35