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Governance quotate e amministratori indipendenti

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La raccomandazione

Il Codice di autodisciplina approvato dal Comitato* per la Corporate Governance, raccomanda alle società di assicurare un numero “adeguato” di amministratori indipendenti, valutato in relazione alle dimensioni del consiglio e all’attività svolta dall’emittente. Al fine di agevolare gli emittenti nella definizione del numero di indipendenti da considerarsi adeguato, il Codice esplicita per quelli appartenenti all’indice FTSE MIB la necessaria presenza di almeno un terzo di amministratori indipendenti (con arrotondamento all’unità inferiore), precisando che in tutti gli altri casi essi non possono essere meno di due.

I numeri chiave

Le informazioni fornite nelle relazioni sul governo societario presentano un elevato e stabile allineamento delle società quotate con le raccomandazioni del Codice: a fine 2020 tutte le società, tranne una, del FTSE MIB avevano un consiglio di amministrazione (o un consiglio di sorveglianza) con almeno un terzo di indipendenti; il 97% delle altre società è in linea con la raccomandazione di avere, in ogni caso, almeno due amministratori indipendenti.

L’ applicazione dei criteri di indipendenza

Il numero degli amministratori indipendenti “a rischio” è in costante diminuzione sia in termini di singoli amministratori (erano 88 nel 2020, 104 nel 2019, 123 nel 2018 e 133 nel 2017) che di società (erano 59 nel 2020, 68 nel 2019, 84 nel 2018 e 87 nel 2017). Il criterio disapplicato più frequentemente è quello relativo alla durata in carica ultra-novennale, cui si aggiungono talvolta uno o più altri criteri. La disapplicazione del criterio della ultra-novennalità è sempre motivata dalle società che aderiscono al Codice, le quali ricorrono tuttavia a generiche considerazioni circa l’opportunità di non applicare il criterio.

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*Il comitato – costituito dalle Associazioni di impresa (ABI, ANIA, Assonime, Confindustria) e degli investitori professionali (Assogestioni), nonché da Borsa Italiana – ha come scopo istituzionale quello di promuovere il buon governo societario delle società italiane quotate (e a tal fine approva il codice di corporate governance), garantendo anche un monitoraggio con cadenza annuale dello stato di attuazione del Codice da parte delle società aderenti.
L’analisi è condotta sulle informazioni pubblicate dalle società nelle relazioni sul governo societario e sulle remunerazioni pubblicate nel corso del 2021 e copre una platea che rappresenta il 95% del totale delle società italiane con azioni quotate sul MTA (91% se consideriamo la copertura integrale del listino di Borsa comprendente anche le quotate di diritto estero).

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