Governance quotate e board evaluation

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Per una corretta board evaluation il Codice di autodisciplina approvato dal Comitato* per la Corporate Governance, raccomanda ai consigli di amministrazione di effettuare, almeno annualmente, l’autovalutazione del consiglio e dei propri comitati ed esprimere all’esito della stessa, in vista del rinnovo del consiglio, gli orientamenti sulle figure professionali la cui presenza in consiglio sia ritenuta opportuna.

I numeri chiave

Ha comunicato di avere condotto l’attività di autovalutazione del consiglio di amministrazione l’83% del campione e, come già rilevato nel 2018, il grado di adesione appare elevato e sostanzialmente equivalente nelle società FTSE MIB (97%) e Mid Cap (95%), mentre è più basso nelle società Small Cap (73%).

La valutazione dei singoli consiglieri è stata condotta in un numero molto limitato di società quotate, tendenzialmente di maggiori e medie dimensioni. Soltanto il 74% delle società che dichiarano di aver condotto la board evaluation fornisce anche informazioni in merito al soggetto incaricato della relativa attività. L’assenza di una chiara supervisione del consiglio della board review si rinviene in quasi la metà delle società che hanno svolto l’autovalutazione del consiglio e dei suoi comitati. Un elemento che continua a rappresentare una criticità nell’esame delle relazioni sul governo societario.

Altrettanto basso è sia il livello di adesione in merito agli orientamenti del consiglio uscente sulla sua composizione ottimale che l’orientamento sulle figure professionali la cui presenza in consiglio sia ritenuta opportuna in fase di rinnovo.

Piani di successione

Il Codice raccomanda al consiglio di amministrazione di valutare se adottare un piano per la successione degli amministratori esecutivi e di fornire informazioni in merito nella relazione sul governo societario. Dalle relazioni sul governo societario risulta che il 92% delle società ha valutato se adottare un piano per la successione degli amministratori esecutivi, mentre soltanto il 33% delle società ha deciso anche di elaborarlo.

La previsione di un piano di successione è fortemente condizionata dalle dimensioni della società ed è più frequente in quelle a più elevata capitalizzazione: ciò avviene nel 79% delle società del FTSE MIB a fronte del 34% nelle Mid Cap e al 19% nelle Small Cap.

Questa delimitazione, oltre a cogliere l’esigenza delle piccole società quotate a una maggiore proporzionalità nella definizione delle best practice, è funzionale a stimolare le società “grandi” (categoria che comprende non solo le società del FTSE MIB ma anche alcune Mid Cap) ad elaborare un piano almeno per i casi di cessazione anticipata dalla carica del CEO e degli altri amministratori esecutivi. Nel 2021, infatti, soltanto poco più della metà (55%) delle società “grandi” ha definito un piano per la successione del CEO e degli amministratori esecutivi

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*Il comitato – costituito dalle Associazioni di impresa (ABI, ANIA, Assonime, Confindustria) e degli investitori professionali (Assogestioni), nonché da Borsa Italiana – ha come scopo istituzionale quello di promuovere il buon governo societario delle società italiane quotate (e a tal fine approva il codice di corporate governance), garantendo anche un monitoraggio con cadenza annuale dello stato di attuazione del Codice da parte delle società aderenti.
L’analisi è condotta sulle informazioni pubblicate dalle società nelle relazioni sul governo societario e sulle remunerazioni pubblicate nel corso del 2021 e copre una platea che rappresenta il 95% del totale delle società italiane con azioni quotate sul MTA (91% se consideriamo la copertura integrale del listino di Borsa comprendente anche le quotate di diritto estero).