Marrone (Banca Sistema): fare network e aprire un tavolo di confronto con le istituzioni comunitarie

Share:

Compliance e legal, più complementarietà che sovrapposizione. Fare network e aprire un tavolo di confronto con le istituzioni comunitarie per far evolvere la normativa nel modo più omogeneo possibile. E ancora, i temi “hot” sulla scrivania di un Coo di banca e il ruolo della tecnologia. Ne abbiamo parlato con Salvatore Marrone Direttore Compliance e Antiriciclaggio, Data Protection Officer e responsabile delle esternalizzazioni del Gruppo Banca Sistema.

Nel mondo bancario – di ormai un po’ di anni fa – legal e compliance erano funzioni inserite spesso in un’unica struttura, soprattutto nelle realtà medio-piccole. Negli anni, però, la normativa bancaria ha manifestato chiaramente l’esigenza che fosse istituita una struttura completamente dedicata a presidiare la gestione del rischio di non conformità con riguardo a tutta l’attività aziendale, verificando che le procedure interne fossero adeguate a prevenire tale rischio. Così, nel tempo, sono state costituite strutture autonome e tanti legali sono confluiti all’interno di uffici compliance, forti della formazione giuridica e della conoscenza della normativa, requisito imprescindibile per un buon compliance officer.

Vittorio Ripamonti (in basso a sinistra) e Salvatore Marrone (in basso a destra). In alto da sinistra verso destra: Alessandra Baini, Sarah Candela, Anisha Sharma e Roberta Antonucci

Lei ha lavorato sia nella funzione legal che in compliance. Ci sono più complementarità o sovrapposizioni?

Ritengo che nel mondo bancario oggi ci sia più complementarità che sovrapposizione; la regolamentazione di vigilanza ha fatto, e sta facendo, un grande lavoro per delineare al meglio il perimetro di competenza della funzione di compliance di una banca, che è diventata un vero e proprio punto di riferimento per l’Autorità di Vigilanza. Credo che questa evoluzione sia sempre più diffusa anche al di fuori del settore bancario, che è per certi versi precursore essendo fortemente regolamentato; altri settori seguiranno questa strada con la creazione di autonome strutture di compliance all’interno dell’organizzazione con il fine di raggiungere, in totale sicurezza, gli obiettivi legati al business nella correttezza operativa e gestionale, valorizzando la reputazione dell’azienda e la fiducia del pubblico, creando così un valore aziendale ulteriore.

Più vantaggi nel tenerle separate o unite?

Alla luce dell’esperienza maturata, credo sia preferibile tenere separate le due strutture, di modo che il legale possa concentrarsi sulle attività di predisposizione e revisione di contratti e accordi legati al business, oltre che alla gestione del contenzioso, mentre la compliance possa presidiare l’evoluzione della normativa e la sua applicazione in azienda con un approccio più istituzionale e indipendente. E’ però fondamentale il confronto e lo scambio di vedute tra legal e compliance, in quanto entrambe le funzioni aziendali costituiscono strutture di supporto al business in ambito normativo. Questo è un elemento fondamentale che diventa sicuramente un plus quando si riesce ad instaurare in una realtà aziendale.

Quali sono oggi i temi caldi sulla scrivania di un CCO in banca?

Nel corso degli anni si è assistito a un’evoluzione importante del ruolo di compliance che, oltre ai temi tradizionali, quali l’esercizio dell’attività bancaria, la gestione dei conflitti di interesse, la trasparenza nei confronti della clientela, si è trovata a presidiare ulteriori materie rilevanti. Ad esempio…continua a leggere l’intervista, clicca per scaricare newsletter!