Compliance e penale: un circolo virtuoso

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Le interrelazioni tra compliance e diritto penale sono ovvie ed evidenti, eppure da più parti ancora si stenta a comprendere quanto questa interrelazione sia strategica e cost-saving

Nel 2001 l’Italia approvava il decreto legislativo 231/2001, aprendo la strada all’elaborazione di un corpus normativo e di prassi secondo solo a quello degli Stati Uniti e che posizionava il Paese all’avanguardia nel settore della responsabilità amministrativa (leggi, penale) di impresa in Europa e nel mondo.
Ci sono voluti altri 9 anni perché il Regno Unito, nel 2010, approvasse il proprio Bribery Act imponendo alle aziende inglesi gli stessi obblighi di compliance con cui le aziende italiane hanno dovuto iniziare a familiarizzare 10 anni prima. E tuttavia, nelle aziende italiane “la 231” nella maggioranza dei casi veniva gestita non da un vero e proprio dipartimento di compliance bensì dagli affari legali.

Dal 2010, con l’arrivo della “colpa di organizzazione”, e cioè la colpa di non avere predisposto una serie di presidi di gestione del rischio e accorgimenti preventivi idonei a evitare la commissione di reati, si assiste ad un cambio di marcia e si può forse parlare di nascita della compliance come cultura, come professione e soprattutto come practice, sia in azienda sia in studio.

Le vicende Impregilo e Thyssenkrupp del 2013 (le società vengono condannate per inadeguatezza del modello provata anche dalla propria volontà di eluderlo) e l’aumento progressivo, negli stessi anni, dei cosiddetti reati presupposto della 231 fanno crescere in parallelo la to do list della funzione di compliance e di prevenzione del rischio e di sanzioni più generale, non solo penale (AML, privacy, sicurezza informatica e, soprattutto ultimamente, sanzioni economiche).

Le organizzazioni sono sempre più destinatarie di maggiori aspettative che provengono da fonti non solo di natura e provenienza geografica differenti, ma anche in continuo mutamento, e in una ricorrente osmosi tra i settori pubblico e privato. Sempre maggiore è l’importanza assunta dalla c.d. soft law, funzionale non solo alla prevenzione di rischi legali e reputazionali, ma anche alla ottimale gestione del business, al processo di legittimazione dell’impresa nel più ampio contesto istituzionale, all’accesso a benefici di legge o opportunità economiche.

La compliance assume una sua identità e autonomia, giocando un ruolo decisivo nella configurazione della responsabilità penale d’impresa così come nella evoluzione della figura del penalista e della sua organizzazione.

Se da un lato gli ambiti di applicazione e le competenze funzionali si integrano in modo incrementale ed emerge in modo sempre più netto la figura a se stante del compliance officer, che agisce in prevenzione e che siede a una scrivania diversa da quella dei colleghi legal.; dall’altra gli advisor legali – sia italiani che internazionali – e le boutique specializzate integrano i propri dipartimenti e creano practice di penale e compliance ad hoc. Consulenza e giudiziale lavorano insieme e imparano l’uno dall’altro.

Il diritto penale viene sempre più vissuto nella sua accezione di rischio. L’approccio e la conoscenza non è più esclusivamente penale – o in senso più ampio giuridico – ma sempre più di tipo economico/aziendale.

Così come nelle aziende la funzione di compliance si relaziona a tutte le funzioni di sviluppo commerciale, e sempre più spesso, fornisce un apporto strategico al business, allo stesso modo negli studi legali multipractice gli avvocati del dipartimento penale e compliance lavorano insieme ai colleghi delle altre practices per fornire consulenza al cliente in assenza di contenzioso.

Non è quindi un caso se parallelamente al fermento ed evoluzione che si sta vivendo negli ultimi anni sia maturata la voglia di confronto, crescita e community building tra i diversi attori protagonisti nella difesa dell’azienda. Sono nate e fiorite quasi contemporaneamente iniziative come Lab4Compliance (la prima associazione di compliance manager in Italia), l’Osservatorio dei penalisti degli studi legali multipractice ed il Corporate Crime & Compliance Hub, l’iniziativa di ricerca diretta da Francesco Centonze e Stefano Manacorda.

A noi di compliancedesign.it, invece, il compito di raccogliere, raccontare e valorizzare le diverse esperienze e prospettive.[…] continua a leggere People in Compliance